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“Reno de’ Medici”, chiusura dovuta a una parola inserita in documento

Sembrerà incredibile, ma la chiusura dello stabilimento Reno De Medici di Villa Santa Lucia, con il licenziamento collettivo dei suoi 163 dipendenti diretti ed una perdita vicina ai 300 posti di lavoro considerando l’indotto, è legata ad una sola parola inserita in un documento. Che però cambia completamente il ciclo produttivo della fabbrica e la pone al di fuori del contesto europeo del settore. Lo ha spiegato questa mattina RdM Group con una dichiarazione nella quale conferma che la sua decisione di cessare l’attività in provincia di Frosinone “arriva in seguito a una mancata risposta dalla Regione Lazio alla richiesta dell’Azienda di continuare l’attività seguendo una prassi consolidata per tutte le cartiere italiane ed europee sulla gestione dei fanghi primari”.
In pratica Reno de Medici ha avviato una serie di lavori per adeguare il suo ciclo di depurazione, prendendo atto delle indagini della Procura di Cassino sul funzionamento del depuratore del consorzio industriale Cosilam nel quale vanno i suoi scarichi. Gli adeguamenti attuati hanno consentito la ripresa delle attività produttive.
A novembre 2023 il Tribunale di Cassino ha autorizzato il riavvio del depuratore in “marcia controllata” ponendo una serie di vincoli, tra cui quello di “smaltire come rifiuto tutti i fanghi che saranno prodotti”. È la parola ‘tutti’ a fare la differenza. Creando una condizione che per Reno “è tecnicamente impraticabile se si considera che il riutilizzo dei fanghi, soprattutto quelli cosiddetti “primari”, è prassi comune per tutte le cartiere italiane ed europee produttrici di carta per imballaggi a base di fibre riciclate, e quindi anche per gli stabilimenti di Rdm Group“.