Troppe spese, convenzioni che non garantiscono una copertura superiore al 50% delle uscite ed ecco che le case famiglia di Roma, le cui tariffe non sono adeguate da troppo tempo, pensano di chiudere o di ridurre i servizi offerti all’utenza fragile della città, garantiti dal lavoro di operatrici e operatori formati, pagati poco e spesso in ritardo. Il mancato adeguamento delle tariffe da parte di Roma Capitale, che è stato quantificato in 97-100 euro a utente, sta mettendo in ginocchio buona parte del terzo settore dell’area metropolitana. Le tariffe che il Comune rimborsa a chi gestisce le case famiglia non sono adeguate. Ferme dal 1995, hanno visto dei leggeri aumenti nel 2019 mentre nel 2022 è stata approvata dalla giunta una delibera per un ulteriore incremento di 7 euro. Ma non basta: ne servirebbero almeno 90 in più per garantire la sopravvivenza degli operatori del settore. Che quotidianamente, h24, forniscono assistenza a disabili lievi e gravi, donne sole con minori, minori non accompagnati.