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Pos sì, pos no? Confcommercio: «Penso sia giusto che ci sia libertà di scelta nel modo di pagare»

A detta dei rappresentanti dei bar o dei tassisti, i romani potranno continuare a pagarsi il caffè o il taxi con la carta di credito. «Penso sia giusto che ci sia libertà di scelta nel modo di pagare – spiega il presidente della Fipe Confcommercio Sergio Paolantoni – Ormai la carta di credito è diventata un’abitudine a Roma: nei nostri bar all’università l’80% dei pagamenti avviene in questo modo, ed è usata soprattutto dai giovani». Il problema è che le commissioni che le banche richiedono sono altissime.

«Come sempre l’esercente continuerà a prenderla per dare il servizio al cliente – afferma il presidente della Fiepet Confesercenti Claudio Pica – ma in certi casi, come una lunga fila alla cassa, potrebbe essere giustificato a non accettarla». E perché? «Con il passaggio attraverso il Pos si perdono dai 30 ai 40 secondi in più: certe carte chiedono il pin anche per il caffè, poi può arrivare la transazione negata e quindi si perde tempo. Inoltre la maggior parte dei nostri iscritti si lamenta degli alti costi: per questo tipo di pagamento a volte devono mettere un cassiere in più, e vi sono le alte commissioni. Comunque le transazioni con il Pos crescono di mese in mese».

Stefano Di Niola, segretario della Cna di Roma, dice che «è sacrosanta sia la libera scelta del cliente nel pagare, sia quella del gestore nell’accettare. Con meno contante, però, ci sono meno rischi: alla fine della giornata non ci sono le “mazzette” di banconote da portare in banca. Comunque non vedo il pagamento elettronico così diffuso per un caffè, e se è molto giusto usare gli strumenti elettronici, bisogna assolutamente ridurre le commissioni bancarie per farli accettare più facilmente dai negozianti».

A ritenere vantaggioso un uso della carta è Lorenzo Bittarelli, presidente della cooperativa taxi 3570. «Ormai i nostri clienti pagano molto con il bancomat: siamo contenti perché c’è più tranquillità, soprattutto per chi fa il turno di notte, nel non avere i soldi con sé».