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L’irragionevole obbligo vaccinale: una sentenza politica della Corte Costituzionale? – Camelot – Puntata di Mercoledì 15 Novembre 2023

Vaccini Covid: farmaci imperfetti

I cosiddetti vaccini anti Covid non hanno impedito la diffusione dei contagi. Lo abbiamo visto: anche le persone vaccinate hanno contratto l’infezione e il Covid.
Il governo Draghi aveva imposto l’obbligo di vaccinazione ai professionisti del settore sanitario, a pena della sospensione dal lavoro e alle persone con più di 50 anni, a pena del pagamento di una multa di 100 euro (momentaneamente “congelata” dal governo in carica).
I professionisti del settore sanitario che non si sono vaccinati sono stati dunque sospesi e privati della retribuzione, cioè della loro fonte di sostentamento.
Nel decreto 44 del 2021 venne scritto che la vaccinazione anti Covid veniva imposta per la prevenzione dell’infezione da Sars Cov 2.

L’irragionevole obbligo vaccinale per un vaccino che non protegge

L’unico presupposto per imporre un obbligo sarebbe stato proprio l’idoneità dei vaccini a prevenire l’infezione e quindi a impedire la diffusione dei contagi. Il punto è che ciò non è avvenuto, inoltre le stesse case farmaceutiche e l’EMA (l’Agenzia europea dei medicinali), l’ente regolatore dell’Unione europea, erano, sin dall’inizio, a conoscenza dell‘incapacità dei vaccini Covid di prevenire l’infezione.
Tanto è vero che nei loro documenti ufficiali e pubblici hanno sempre scritto che la somministrazione dei preparati era indicata per la prevenzione del Covid-19, malattia causata dal virus Sars Cov 2.
È infatti fondamentale distinguere la malattia Covid dal virus.
Si poteva contrarre l’infezione, indicata da tampone con esito positivo, ma non avere alcun sintomo da Covid. Il Covid è infatti la malattia con sintomi che potevano variare, a seconda dei casi e delle cure tempestive o meno, da quelli meno gravi a quelli più gravi.

Sulla base di quanto detto, come ha potuto il governo Draghi scrivere nel decreto 44 del 2021 un concetto non corrispondente al vero e cioè che “la vaccinazione serve alla prevenzione dell’infezione”?
E la Corte Costituzionale… come ha potuto dichiarare legittimo l’obbligo vaccinale? Questo il tema della Tavola Rotonda per la Verità di Camelot, nella puntata andata in onda mercoledì 15 novembre alle ore 21.30 (canale 14 del dt nel Lazio e canale 222 nel resto d’Italia).

Le criticità delle ordinanze di rimessione

Secondo l’avvocato Vincenzo Sparti (uno dei legali che ha sollecitato la questione di legittimità dinanzi alla Corte Costituzionale), le criticità ci sono state proprio nelle ordinanze di rimessione alla Corte. Al centro avrebbe dovuto mettersi la violazione del principio di eguaglianza, sancito nell’articolo 3 della Costituzione: “visto che i vaccini anti Covid non hanno impedito la diffusione dei contagi e potendo trasmettere l’infezione sia le persone vaccinate che quelle non vaccinate, era assurdo imporre la sospensione dal lavoro e dalla retribuzione alle persone non vaccinate”. Il Consiglio di Giustizia Amministrativa della Regione Sicilia (uno dei vari giudici che hanno sollevato la questione dinanzi la Corte Costituzionale) ha invece posto l’attenzione invece sul profilo degli effetti avversi per contrasto con l’articolo 32 della Costituzione.

Gli errori grossolani della Corte Costituzionale

Nella sentenza 14 del 2023 c’è un continuo errore tra Covid-19 e Sars Cov 2, i due termini sono stati utilizzati indifferentemente”, ha sottolineato l’avvocato Angelo Di Lorenzo, presidente dell’associazione Avvocati liberi e legale che ha discusso il caso dinanzi alla Corte Costituzionale. “La Consulta ha giustificato l’obbligo per una sorta di solidarietò orizzontale, che spetta a tutti i cittadini per garantire la sicurezza sui posti di lavoro nel sistema sanitario nazionale. Questo è un falso perché sono stati utilizzati farmaci che non sono serviti a prevenire le infezioni”. Le ordinanze di rimessione non hanno messo mai in dubbio l’efficacia dei vaccini.

Secondo l’avvocato Lina Manualinon c’èstato nessun errore da parte della Corte Costituzionale, perché le case farmaceutiche hanno sempre scritto nelle schede tecniche che i loro preparati impedivano di contrarre la malattia Covid-19 e non l’infezione”. La Corte Costituzionale nelle sue sentenze afferma che sono stati predisposti dei vaccini idonei a prevenire l’infezione, benché non si possa pretendere che un vaccino garantisca l’immunizzazione al 100%. Questo è un falso scientifico e giuridico.

Quali soluzioni allora?

Secondo l’avvocato Manuali è possibile invocare la Corte di Giustizia Europea. Bisogna tener presente che le sentenze della Corte costituzionale hanno rigettato le questioni come sollevate dai giudici rimettenti, questo non esclude che altri giudici in altri processi possano sollevare altre questioni. Altri singoli giudici non sono tenuti a seguire il ragionamento della Corte costituzionale, come ad esempio hanno fatto diversi giudici di Pace.

Dello stesso avviso anche l’avvocato Sparti, secondo cui altri giudici potrebbero portare la questione alla Corte Costituzionale sulla base di motivazioni diverse.
Secondo l’avvocato Di Lorenzo, invece, non bisognerebbe tornare alla Corte costituzionale. “In Corte si va quandi c’è dubbio e adesso non ce ne sono più, i giudici singoli di merito possono decidere anche discostandosi da quanto asserito dai giudici costituzionali“.

Contro le sentenze della Corte costituzionale, insieme al Comitato Ascoltami, abbiamo proposto più di cento ricorsi nei confronti della normativa italiana dinanzi alla Corte europea dei diritti dell’Uomo, per violazione dei principi fondamentali della Costituzione e della Carta dei diritti dell’Uomo. Se la Corte ci darà ragione, l’Italia potrà essere condannata per queste violazioni“.