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I colleghi gli donano le ferie per stare con il figlio. La storia di Diego, dipendente Ama

Un gesto come se ne vedono pochi. «E finalmente oggi, con questo racconto, posso dirglielo come meritano: grazieeee, grazie a tutti!!!!!». Lo ha detto Diego, 34 anni, dipendente di Ama da quando ne aveva 23.

Entrò con il concorso perché così avrebbe potuto avere «la sicurezza di un posto fisso, una stabilità». Dopo anni di servizio, arriva un regalo da parte dei colleghi: 15 giorni di ferie per poter dedicare il proprio tempo ad uno dei periodi più duri della sua vita. Il figlio ha subito un’operazione ancora piccolissimo e con questi giorni di ferie che i suoi colleghi gli hanno donato ha potuto seguire questo momento senza preoccuparsi del lavoro.

Per i dipendenti di Ama non è semplice far emergere una storia che non sia uno scandalo o una lamentela perché in una città come Roma, dove la gestione dei rifiuti è sempre al centro delle cronache, tutto diventa più complicato. Questa volta invece è protagonista una storia bella e pura.

Si tratta di un piano di ferie solidali quello messo in atto dai dipendenti. È stato messo a punto proprio da Ama, sottoscritto con i sindacati e con questo sistema è possibile prevedere tra dipendenti la cessione a titolo gratuito di ferie e permessi per chi ne ha più bisogno per assistere i propri figli.

«Aveva solo 4 mesi – ricorda oggi Diego parlando del figlio che appena nato aveva un’ernia diaframmatica per cui era necessaria un’operazione -, non l’avrei mai lasciato da solo in ospedale». L’operazione ha richiesto poi dei giorni di terapia intensiva e altri giorni in chirurgia pediatrica. «Ma era fine anno, non avevo più ferie o permessi disponibili, mi ero già rassegnato a chiedere l’aspettativa, che purtroppo non sarebbe stata pagata…». Ecco che sono arrivati in soccorso i colleghi. «Io non sapevo nulla di tutto questo meccanismo – continua Diego – hanno fatto tutto loro, in due si sono informati e alla fine mi hanno fatto questa sorpresa: sono rimasto scioccato, scioccato, non saprei come altro descrivermi!».

(S)