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‘Ndrangheta, maxi blitz e arresti in tutta Italia: colpite cosche e clan Spada. Alleanze nate in carcere

Ci sono anche esponenti del clan Spada di Ostia nel maxi blitz dei carabinieri scattato in tutta Italia e che ha portato all’arresto di 65 persone, 47 in carcere, 16 agli arresti domiciliari e 2 sottoposti all’obbligo di dimora, e “decapitato” la cosca dei Bellocco di Rosarno. Le accuse sono associazione di tipo mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa, porto e detenzione di armi comuni e da guerra, estorsioni, usura e danneggiamenti aggravati dalle finalità mafiose, riciclaggio e autoriciclaggio, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti.

L’alleanza tra la cosca Bellocchio e il clan Spada

Secondo quanto ricostruito nell’inchiesta “Blu notte” tra le alleanze maturate in carcere dal nuovo leader della cosca Umberto Bellocco spicca quella con il clan Spada. Due gli esponenti del gruppo di Ostia che avrebbero acquistato e fatto consegnare in carcere cellulari a Bellocco attraverso un altro detenuto in semi libertà. Accordi anche per i traffici di cocaina effettuati dalla Calabria verso il litorale romano e la risoluzione di situazioni conflittuali tra gli Spada e alcuni calabresi titolari di attività commerciali nelle aree urbane di Ostia ed Anzio.

L’operazione «Blu Notte»

Nell’indagine reggina i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Gruppo di Gioia Tauro hanno ricostruito gli interessi della «cosca Bellocco» di Rosarno. Una delle realtà più note della ‘ndrangheta, attiva nel narcotraffico, nel traffico delle armi, nelle estorsioni e nel controllo delle attività commerciali e imprenditoriali della Piana di Gioia Tauro, con particolare riferimento ai territori dei Comuni di Rosarno e San Ferdinando.

L’operazione «Blu Notte», avviata dal settembre 2019 e conclusasi ad agosto 2020, ha delineato la struttura organizzativa della consorteria ai vertici della «società di ‘ndrangheta» di Rosarno, che vanta interessi in molte zone del Paese e che può contare su importanti ramificazioni all’estero.

Il cambio al vertice della cosca Bellocco

Per quasi 50 anni, infatti, la leadership della «cosca Bellocco» era stata riconosciuta al vecchio patriarca Umberto Bellocco classe ‘37, alias «Assi I Mazzi», deceduto il 22 ottobre 2022. A lui viene ricondotta anche la nascita della Sacra Corona Unita pugliese – fatta risalire alla notte di Natale del 1981 all’interno del carcere di Bari. Nelle intercettazioni captate dai Carabinieri è stato registrato il “passaggio di mano” all’omonimo nipote Umberto Bellocco classe ‘83, alias «Chiacchera», che ha dimostrato di avere la completa gestione del sodalizio e il conseguente controllo di tutti i consociati. 

L’ascesa del nuovo vertice della cosca continua anche nell’ambito carcerario. E’ stata rilevata, con il fondamentale contributo del Nucleo Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria, la posizione di primazia del Bellocco tra i ristretti del carcere di Lanciano (CH). Intessendo alleanze trasversali con altre potenti organizzazioni criminali operanti su tutto il territorio nazionale. Tra cui appunto il clan Spada.

Telefoni cellulari per permettere al boss di gestire gli affari dal carcere

Lo stato di reclusione non ha impedito, infatti, a Umberto Bellocco di partecipare attivamente alle dinamiche criminali che hanno riguardato il sodalizio. Un aspetto reso possibile dalla detenzione illecita di telefoni cellulari, il cui approvvigionamento era favorito dal supporto di altri detenuti e dai familiari di questi, per lo più semiliberi e/o ammessi ai colloqui. Con questi espedienti il detenuto, dal carcere abruzzese, ha potuto partecipare ai summit mafiosi, potendo espletare tutte quelle funzioni che gli sono state riconosciute in ragione del ruolo di capocosca. In tale modo le conversazioni con i soggetti ammessi a confrontarsi con il boss sono state utilizzate come strumento di persuasione, anche nei confronti di altri soggetti appartenenti alla ‘ndrangheta.

Le indagini hanno permesso di accertare, tra le altre cose, anche le responsabilità dei pregiudicati che hanno costituito la filiera necessaria a rifornire il Bellocco dei microtelefoni cellulari, delle Sim-card e delle relative ricariche, strumenti indispensabili per la direzione “da remoto” della «cosca Bellocco».

Tra le alleanze maturate nel circuito penitenziario spicca la stretta collaborazione tra gli esponenti della «cosca Bellocco» e quelli del «clan Spada», alcuni dei quali destinatari delle misure cautelari. In particolare, l’accordo stretto tra gli esponenti dei due clan, oltre a scandire le gerarchie criminali all’interno del
penitenziario, ha riguardato i traffici di cocaina e la risoluzione
di conflitti. (eg)