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Parla la sorella dell’infermiera Rossella Nappini uccisa a Roma: “Qualcuno ha aperto il portone”

Rossella Nappini - immagine da profilo Facebook

Qualcuno ha aiutato l’assassino di Rossella Nappini? Secondo la sorella dell’infermiera 52enne “una mano gli è stata data”. Per Monica Nappini il presunto killer “non ha ucciso da solo” e lascia intendere che qualcuno gli ha aperto il portone del palazzo, perché “mia madre non l’avrebbe mai fatto”.

L’ipotesi arriva a una settimana dal delitto di Rossella Nappini uccisa a coltellate e lasciata in una pozza di sangue nell’androne del palazzo dove viveva con la madre in via Giuseppe Allievo a Roma, zona Trionfale.

Parla la sorella dell’infermiera uccisa a Roma

La sorella della vittima ieri è stata intervistata da La vita in diretta e ha chiesto verità e giustizia. “Non penso che l’assassino abbia agito da solo: mi affido alla polizia, – ha detto Monica Nappini – sono loro che stanno indagando. Ma ne sono sicura: qualcuno deve averlo aiutato, non può aver ucciso da solo mia sorella”.

Il presunto assassino Adil Harrati 45enne magrebino, sarebbe stato visto entrare da una persona che vive nel palazzo e che presumibilmente gli avrebbe aperto il portone.

“Mia madre non avrebbe mai aperto il portone”

“Mia madre non avrebbe mai aperto: il killer deve aver aspettato che mia sorella scendesse, per questo l’ha colpita nell’androne” ha spiegato Monica. “Mia madre ha visto Adil che si allontanava con calma dal cortile del palazzo. Una volta scesa ha trovato Rossella distesa sul pavimento e ha iniziato ad urlare: l’hanno massacrata, aveva tagli anche sulle gambe. Mi ha chiamato al telefono, diceva Rossella è morta, è morta”.

“Voglio che esca tutta la verità. Devo lottare per lei, per la persona che era: finché non so, non mi fermo. Voglio giustizia” ha concluso.

L’incontro

Rossella aveva conosciuto Adil a casa della madre durante dei piccoli lavori di ristrutturazione e tra loro era nata una amicizia speciale, una relazione che si è interrotta dopo poco.

Ora il presunto assassino è in carcere con l’accusa di omicidio volontario e non ha parlato. Si è avvalso della facoltà di von rispondere durante l’udienza di convalida del fermo. Gli indizi in mano alla procura sarebbero schiaccianti.

“Sono certa che sia stato lui ma ha avuto dei complici” ha detto al Messaggero Monica Nappini. “Lui sta in carcere ma non parla, lo farà ma credo che qualcuno lo abbia aiutato, non nell’esecuzione del delitto ma dopo. Ci sono altre persone coinvolte ma non so a che titolo” ha aggiunto al quotidiano la sorella della vittima.