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Ita-Alitalia: la fine del volo (con Liz battaglia e Elena Paola Gaggini)

 

Tornano in trasmissione Elena Paola Gaggini giornalista autrice del libro: “Senza più ali per volare” e Liz Battaglia, assistente di volo Alitalia.

Torniamo a parlare del personale di volo Alitalia, a scoprirne le difficoltà, i rischi, i ritmi frenetici passando da un fuso orario ad un altro, un lavoro che mal si concilia con una vita sociale e delle relazioni stabili incluse quelle familiari. Gli esami, i corsi, l’integrità fisica, i rimpatri, le emergenze sanitarie.

Ne esce un ritratto molto diverso da quella classe di lavoratori privilegiati e strapagati che sarebbero stati un peso per questa compagnia, viene fuori al contrario, un personale altamente qualificato, attaccato al lavoro e orgoglioso di rappresentare Alitalia nel mondo.

Ad affossare Alitalia, a svuotare in nostro paese dell’ennesimo gioiello, è stata semmai una gestione poco lungimirante, decisioni sbagliate, forse anche qualche reato ma questo saranno i tribunali a stabilirlo. Le responsabilità vanno ricercate tra i vertici, non certo tra il personale.

Personale che dopo la “vendita” della compagnia ad Ita per un solo maledetto euro, è rimasto senza lavoro e non percepisce nemmeno la cassa integrazione. A parte quei pochi che sono stati assunti in Ita.

I processi

Ci sono state inchieste e processi, che hanno portato alla luce zone d’ombra, ma sono tutti terminati con delle assoluzioni. È appena iniziata invece la Maxi Causa a Civitavecchia, dove vengono contestati, a vario titolo, reati di bancarotta fraudolenta aggravata, false comunicazioni sociali, ostacolo alle funzioni di vigilanza, falso in atto pubblico a diversi imputati eccellenti, a vario titolo, tra cui Luca Cordero di Montezemolo e l’altro ex Ad Silvano Cassano.

Gli indagati sarebbero, a vario titolo, responsabili della bancarotta di Alitalia poiché «con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso» avrebbero commesso tutta una serie di falsi nell’approvazione del bilancio. «In tal modo – si legge nell’avviso di chiusura indagine – fornendo indicazione di dati di segno positivo difformi dal vero e consentendo il progressivo aumento dell’esposizione debitoria, cagionavano o comunque concorrevano a cagionare il dissesto della società, anche aggravandolo».

Anche le cause degli ex dipendenti Alitalia sono ancora tutte in piedi, chi invece è stato assunto in Ita ha dovuto rinunciare a qualsiasi azione legale presente o futura.

Il recente accordo per la vendita a Lufthansa ad un prezzo che sembrerebbe inferiore al valore della compagnia.

Lo scandalo True Italian Experience

Poi c’è il caso True Italian Experience, costato milioni di euro mentre Ita perdeva centinaia di milioni, tutti soldi nostri, e che non avrebbe portato a nessun risultato, come recentemente svelato da Mario Giordano a “Fuori dal coro” che ha potuto visionare l’audit interno.

Come scrive Fiorina Capozzi su “La Verità” del 5 maggio 2023

C’è un filo rosso che lega l’uscita di scena di circa 4.000 lavoratori ex Alitalia nel silenzio assenso delle principali sigle sindacali, le assunzioni di Ita e un contratto di comunicazione da 15 milioni con True italian experience (Tie)? E cioè una società di proprietà di un manager, Gianni Prandi, che è vicino agli ambienti politici di sinistra, ma è soprattutto un amico d’infanzia di Maurizio Landini, nonché consulente comunicazione del sindacato dopo l’uscita di scena del portavoce della Cgil, Massimo Gibelli.

A destare i dubbi del sindacato di base il fatto che Ita abbia stretto un accordo con True italian experience per la promozione di pacchetti turistici per 15 milioni di euro. Alla fine dei conti la società guidata da Maurizio Rota ha incassato «solo» poco più di quattro milioni

Una cifra considerevole anche alla luce della situazione finanziaria «Ita ha versato i 4,2 milioni di euro a Tie mentre perdeva oltre 480 milioni di euro l’anno» come evidenzia Antonio Amoroso, segretario nazionale della Cub trasporti. Abbastanza per destare i dubbi del sindacato: «È opportuno che chi cura la comunicazione di un’organizzazione sindacale stipuli lauti contratti con le stesse aziende con cui il medesimo sindacato firma accordi a perdere per i lavoratori?» si domanda Amoroso. il riferimento neanche troppo implicito è al fatto che «25 giorni prima della stipula del contratto tra Ita e Tie, è stato firmato, da Cgil, Cisl, Uil, UgI e AnpacAnpav, un rinnovo del Ccnl Trasporto aereo-sezione vettori, all’epoca scaduto da 4 anni, senza prevedere 1 solo euro di aumento dei minimi tabellari (alla faccia della inflazione!), prevedendo tagli del 30-40% sulle tabelle retributive delle indennità di volo, applicabili ai piloti e assistenti di volo di Ita» spiega Amoroso. Non solo: «Nel silenzio delle stesse sigle sindacali, Ita pur essendo una società pubblica, ha effettuato le “selezioni” del personale senza alcuna trasparenza e applicazione di criteri oggettivi, imbarcando a suo piacimento chi ha ritenuto opportuno, a partire, stando alle dichiarazioni giornalistiche, di gran parte delle strutture dei sindacati firmatari e dei loro iscritti» ha aggiunto il sindacalista. Tutto questo «nonostante il pronunciamento del Consiglio di Stato sui suoi obblighi di trasparenza, continua a segretare l’atto di vendita di Alitalia alla nano-compagnia», conclude.

In pratica, la scelta da parte di una società controllata al 100% dal ministero del Tesoro è avvenuta senza alcuna selezione pubblica. il motivo? «Il partner True italian experience (Tie) si presentava come l’unico possibile per le sue caratteristiche peculiari sul mercato» come si legge nel documento. Peccato però che «Ita sembrerebbe l’unico cliente con cui Tie (controllata dalla Assist group srl che fa riferimento a Prandi) intrattiene rapporti commerciali: tale evidenza emerge dal fatto che la fatturazione verso Ita è essenzialmente consequenziale. I numeri di fattura emessi da Tie vs Ita, nell’anno 2022, sono progressivi da fattura n.1 a fattura n.16 saltando solo n-4 e n.12» come risulta dall’audit.