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Ospedale San Giovanni, amputarono una gamba sana dopo 18 interventi. Medici condannati a pagare 383mila euro

383mila euro è la somma che l’équipe medica deve pagare ai familiari della vittima dell’errore sanitario, Adalberto Arcidacono, al quale era stata amputata una gamba sana all’ospedale San Giovanni di Roma nel 2012.

È il 9 novembre quando venne portato al pronto soccorso per un dolore fortissimo alla gamba sinistra. Venne ricoverato con la diagnosi di «ischemia dell’arto inferiore sinistro» e sottoposto a 18 interventi diversi. I medici curarono la gamba sinistra con tre arteriografie con fibrinolisi e due di controllo. Superati i dieci giorni, i sanitari prestano attenzione alla gamba destra e finiscono per intervenire con otto arteriografie con fibrinolisi, due tromboaspirazioni e tre arteriografie di controllo.

Nella motivazione della sentenza, il giudice specifica che fino a quel momento il paziente non aveva lamentato alcun fastidio alla gamba destra, ma successivamente agli interventi c’era stato un aggravamento delle condizioni con l’insorgenza di «un’ischemia irreversibile dell’arto». Per salvare la gamba, o almeno per tentare di salvargli la gamba, Arcidiacono venne trasferito prima nella clinica Pio IX e poi al San Camillo. Il risultato fu che l’unica soluzione possibile sarebbe stata l’amputazione.

Il 13 gennaio 2013, il signor Adalberto tornò a casa senza la gamba destra e decise di iniziare una causa civile. Tre anni dopo, nel 2016, Arcidiacono morì per cause non legate all’operazione e a proseguire la battaglia fu la vedova Juana Eugenia Steffan, rappresentata dagli avvocati Antonio e Marco De Fazi.