Home NOTIZIE ATTUALITÀ Lazio, non ci sono posti letto. Le ambulanze ferme diventano pronto soccorso

Lazio, non ci sono posti letto. Le ambulanze ferme diventano pronto soccorso

I pronto soccorso sono sempre più pieni e così, per accogliere i pazienti, si sfruttano le ambulanze. È questo il destino di almeno 55 automezzi trasformati in postazioni stabili per dare assistenza ai malati non gravi o ai contagiati Covid.

I numeri sul contagio, in aumento a Roma e nel Lazio, hanno riportato i riflettori sulla mancanza di posti letto negli ospedali e le difficoltà a garantire il servizio per le carenze di personale.

Sono sempre di più, quindi, i mezzi di soccorso costretti a stazionare presso gli ospedali, perché è diventato di nuovo complicato assicurare un posto ai pazienti. Ogni giorno si raggiungono almeno 100 richieste inevase., con le ambulanze che non riescono a partire oppure arrivano in ritardo.

Ambulanze ferme, aumentano i pazienti che non riescono ad avere un posto letto nel Lazio

Lunedì si contavano 45 ambulanze con pazienti in attesa di essere ricoverate. Un problema che è stato evidenziato dal sindacalista Alessandro Saulini, segretario NurSind Ares 118. “Serve potenziare il sistema con l’aumento di risorse strumentali. Tradotto, servono più ambulanze sul territorio ma non con soluzioni tampone. Ora sembrerebbe che anziché prenderli in leasing e con a bordo personale 118 specializzato, sia meglio prendere mezzi dal privato condotti da autisti”.

Saulini parla, sostanzialmente, di quello che appare come una sorta di servizio “taxi”. Ovvero, mezzi privati che vengono utilizzati per spostare gli infermieri, quando le ambulanze rimangono bloccate. “Gli equipaggi sono coordinati. Lavorano in sinergia non si possono smembrare così. Siamo vicini al collasso nonostante gli sforzi del personale. Da mesi stiamo riscontrando un vero e proprio esodo sia da parte dei colleghi più anziani che chiedono di essere trasferiti altrove, sia dei neoassunti che in qualche caso arrivano addirittura a licenziarsi perché non ce la fanno più a lavorare in queste condizioni”.