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Criminalità e violenza: corretto parlare di baby gang? Hillary di Lernia a Non solo Roma

Criminalità, violenza, baby gang: occhi puntati sulla Capitale. È emergenza?

Ospite in collegamento Dr.ssa Hillary di Lernia, responsabile del Centro di ricerca dell’Istituto di scienze forensi

Dopo i recenti episodi legati alla cronaca delle periferie romane (ricordiamo Corviale, Casilina e molti altri), si riaccende la luce sulla questione sicurezza e criminalità. Roma torna ad essere violenta, fuori controllo e spesso, potremmo dire, senza regole.

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Il più delle volte poi ad essere coinvolti, anche involontariamente, sono giovanissimi e dunque si ritorna a parlare delle cosidette “baby gang”: ma quanto ne sappiamo davvero?

L’Istituto di Ricerca di scienze forensi nel lavoro ha stilato una ricerca: “Criminalità minorile, non solo baby gang. Analisi del fenomeno dello street bullying”; parliamo di sodalizi organizzati, strutturati, che hanno caratteristiche precise: tre o più membri con un’età compresa tra i 12, sporadicamente anche al di sotto di questa soglia, e i 24 anni, un nome, simboli d’identificazione, dal modo di comunicare e di vestire.

Distinguere, però, è fondamentale: “Si rischia altrimenti di considerare tutti i comportamenti devianti, alcuni tipici tra gli adolescenti, come la provocazione nei confronti degli adulti o il poco rispetto verso l’autorità dei genitori o dell’insegnante, come necessariamente delinquenziali – spiega Hillary Di Lernia – Nella stragrande maggioranza dei casi, infatti, ad agire sono gruppi fluidi, senza un leader e soprattutto senza alcun obiettivo economico”.

Cosa fare dunque? “Fondamentale rafforzare il tessuto sociale – ha concluso la Di Lernia – se a questi giovani vengono offerti spazi alternativi sicuramente si allontaneranno da gruppi e contesti poco raccomandabili. Quindi è importante che la Politica intervenga in questo”.