Home NOTIZIE SPORT Lazio, Parolo: “Quando sono tornato all’Olimpico mi sono emozionato”

Lazio, Parolo: “Quando sono tornato all’Olimpico mi sono emozionato”

Arrivato in sordina, diventato in breve tempo uno dei calciatori più amati di quella Lazio. Marco Parolo ha rappresentato per anni uno dei migliori centrocampisti italiani del nostro campionato, tanto da essere convocato anche in nazionale. E alla Lazio ha lasciato un segno indelebile. Non è un caso che ancora oggi sia ricordato con affetto.

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Le dichiarazioni di Parolo

lotito parolo

Parolo è stato ospite di Radiosei per parlare della sua avventura alla Lazio e dell’uscita del suo nuovo libro, ‘Quando Giochi’, scritto insieme a Marco Cattaneo: “Ricordo la prima volta che sono tornato come opinionista per Dazn. Entro all’Olimpico e la gente si alza in piedi per applaudirmi. Io non li avevo mai salutati, perché con Senad avevamo finito con il Covid e quindi gli stadi erano vuoti”, ha detto Parolo.

Ha aggiunto il centrocampista: “Sono uno che fa fatica a commuoversi, ma in quell’occasione mi sono emozionato, la spontaneità dei tifosi mi ha colpito. Mi ricordo le prime parole che ho sentito quando sono arrivato alla Lazio, non eravamo partiti benissimo e incontrai un laziale in un negozio che mi disse che dovevo dare di più, perché qua si ricordano sempre di chi si sacrifica per la maglia”.

Sul libro ha detto: “Se avevo paure da bambino? Ma anche da adulto. Se pensiamo ai rigori ricordo quelli dell’Europeo, io avevo paura ma anche l’eccitazione di avere questa responsabilità. Ricordo che quando tocca il mio momento deglutisco e nella camminata penso a tutto, sembrava infinita e mentre andavo verso Neuer pensavo a quanto mi avrebbero preso in giro i miei amici se lo avessi sbagliato, così mi tranquillizzavo”.

Ha concluso Parolo: “Quando giochi al parchetto con gli amici sei molto più rilassato, pensare a queste cose mi dava una carica che mi cancellava le tensioni. Preziose sono state anche le parole di Buffon, i consigli nei giorni prima. Per me andare al campo era giocare, far vedere chi sono, quello era il divertimento. Forse facendo vedere questa passione, gli altri hanno calibrato la loro visione verso di me, notavano che avevo una voglia di giocare che gli altri non avevano. Se un ragazzo vuole fare quello che ama, non deve farsi influenzare”.