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Carlo Verdone: “Alla stazione di Milano ho avuto paura più che a Roma. Un ubriaco mi correva dietro con un collo di bottiglia”

Carlo Verdone - immagine profilo Facebook Carlo Verdone

Brutta disavventura a Milano per Carlo Verdone che ha raccontato di essere stato inseguito da un uomo con in mano un collo di bottiglia. “Alla stazione di Milano ho avuto più paura più che a quella di Roma, che è tutto dire” ha detto l’attore e regista ospite del dinner talk di Sky Tg24 “A cena da Maria Latella”.

Carlo Verdone: “Alla stazione di Milano ho avuto paura più che a Roma”

Carlo Verdone ha raccontato l’episodio spiegando che aveva sentito alcuni amici milanesi raccontargli che la città stava vivendo un momento delicato dal punto di vista della sicurezza. La percezione dell’attore era invece diversa, almeno fino alla sera in questione quando Verdone in stazione poco dopo le 20 per prendere un treno per la Capitale si è trovato ad affrontare la realtà.

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“Un ubriaco mi correva dietro con un collo di bottiglia”

“C’erano due che si stavano massacrando a bottigliate con le ferite addosso – ha raccontato Verdone – intorno alle 8 e un quarto di sera, ma poi c’era uno che improvvisamente, biascicando delle parole che non so nemmeno io, si è presentato con il collo di una bottiglia e mi urlava cose in una lingua che non capivo. Ho dovuto correre sulle scale e andare velocemente al treno perché questo era mezzo ubriaco e mi correva dietro”.

Interpellato nel dinner talk di Sky Tg24 sui problemi delle città italiane il regista ha concluso: “Non lo so che sta succedendo, è molto difficile, ogni città ha i problemi suoi”.

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Carlo Verdone

“C’è anche la difficoltà di trovare lavoro, però molti che avrebbero l’opportunità di imparare un mestiere non lo vogliono fare”

“C’è anche la difficoltà di trovare lavoro, la vita che costa molto, ma molti che avrebbero l’opportunità di imparare un mestiere non lo vogliono imparare” aggiunge Verdone prendendo ad esempio una coppia si sudamericani che ha preso un locale nel quartiere dove vive a Roma e l’ha trasformato facendo un “lavoro eccezionale” come calzolai tanto da ingrandire l’attività.

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“Ora fanno cinte, borse, giacche di pelle di ottima fattura”. E da sempre “anche per una riparazione di pochi euro consegnavano lo scontrino ai clienti”. Insomma secondo l’artista romano gli artigiani non trovano nei giovani italiani nessuna voglia di imparare un mestiere, mentre gli stranieri con impegno riescono a raggiungere ottimi traguardi.