Home NOTIZIE POLITICA Aborto Roma, Azione contro la proposta del VI Municipio: “Ritorno al Medioevo”

Aborto Roma, Azione contro la proposta del VI Municipio: “Ritorno al Medioevo”

Far ascoltare il suono del battito del cuore del feto alla donna che intende abortire, per provare a farla desistere. Questo uno dei punti previsti dalla proposta di legge di iniziativa popolare antiabortista rilanciata con un post il 13 ottobre scorso sulla pagina del Municipio Roma VI, contestata da più parti nelle ultime ore.

Il post in questione è apparso sul profilo social del sesto Municipio di Roma il 13 ottobre, ma il dibattito in merito è iniziato ieri, dopo che il Pd Roma per voce del segretario Enzo Foschi e la coordinatrice della segreteria romana, la consigliera regionale Emanuela Droghei hanno denunciato l’accaduto.

Il link postato in calce rimanda a una locandina in cui è spiegati l’obiettivo dell’iniziativa: “Introduzione nell’art. 14 Legge 22 maggio 1978 n° 194 del comma 1-bis: Il medico che è affetta la visita che prevede l’interruzione volontaria di gravidanza ai sensi della presente legge, è obbligato a far vedere – tramite esami strumentali alla donna intenzionata ad abortire – il nascituro che porta nel grembo e a farle ascoltare il battito cardiaco dello stesso“.

Ha commentato Foschi, citatato da Repubblica: “E’ una vergogna che si faccia propaganda alla proposta dei movimenti parafascisti e contro le donne da un profilo istituzionale”.

Aborto Roma, la risposta di Azione

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Flavia De Gregorio, capogruppo capitolino di Azione, in una nota ha criticato aspramente l’iniziativa del VI Municipio di Roma, l’unico a guida centrodestra: “Nella giornata in cui l’Associazione Italiana per l’Educazione Demografica compie settanta anni, il VI Municipio si macchia di una grave offesa nei confronti di tutte le donne, pubblicando sulla propria pagina istituzionale la raccolta firme proposta da un’associazione antiabortista. Non solo una grave mancanza da un punto di vista politico e una assurda presa di posizione nei confronti di un diritto diventato legge dello Stato quarantacinque anni fa, ma anche un ritorno al Medioevo in piena regola”.

Scrive ancora De Grogorio: “Obbligare le donne che vogliono esercitare questo diritto ad ascoltare il battito del cuore del feto, come propone il contenuto shock della petizione, significa, infatti, a mio avviso azzerare anni di lotte e sofferenza e rappresenta un bieco tentativo di colpevolizzare una scelta che non può che essere solo della donna”.