Home PROGRAMMI A VISO SCOPERTO Francesco: il papa del relativismo (con Padre Janvier Mahougnon Gbénou)

Francesco: il papa del relativismo (con Padre Janvier Mahougnon Gbénou)

Dopo lo straordinario successo della prima intervista, torna in trasmissione Padre Janvier Mahougnon Gbénou – Jesusmary Missigbètò, ormai per tutti Padre Gennaro.

Su Rumble il video ha superato le 4.000 visualizzazioni, su richiesta di Padre Gennaro, qualche giorno fa ho pubblicato l’intervista integrale sul mio canale YouTube, Informal Tv, che è completamente oscurato, censurato, insomma in shadow ban, l’intervista ha realizzato al momento quasi 50.000 visualizzazioni, un miracolo, se consideriamo che tutti gli altri video difficilmente raggiungono le 1.000 visualizzazioni nonostante i 50.000 iscritti.

I social se la prendono anche con Padre Gennaro, Twitter infatti oscura i suoi post bollandoli come “contenuto sensibile”, avvisando quindi gli utenti che il post in qualche modo potrebbe turbarli. Quali sono questi contenuti? Immagini sacre, che ritraggono per esempio Maria con in braccio Gesù bambino circondati da angeli.

I social sono diventati il regno del male, chiaramente schierati contro Dio e la religione cattolica e a favore di qualsiasi cosa porti lontano da Gesù e dai suoi insegnamenti?

Ma non è questo il tema dell’intervista, il tema è il relativismo di Papa Francesco.

Che cos’è il relativismo?

È una mentalità secondo la quale non esistono verità assolute ma verità relative. Ciò significa che la verità dipende dalle società, dagli individui, dalle coscienze e dalle situazioni. Il relativismo è quindi il pluralismo delle convinzioni personali e l’assenza di verità oggettive e universali.

Ma questa posizione corrisponde davvero alla verità sugli esseri umani in questo mondo? No! Il relativismo è un errore perché esistono verità oggettive che tutte le intelligenze umane devono necessariamente accettare. Ad esempio, il mondo reale in cui viviamo è plasmato dalla seguente verità filosofica: l’essere è e il non essere non è. Nella sfera morale, c’è una verità universale dell’azione umana: esiste una distinzione tra bene e male.

Il dialogo che segue mostra chiaramente perché il relativismo è sbagliato e inaccettabile. È una conversazione tra un sostenitore del relativismo e un sostenitore della verità:

Tutto è relativo, non esiste una verità assoluta!

– Ah bene, caro amico relativista, ti farò solo una domanda…

– E sì, quale?

– La sua prima frase è assoluta o relativa?

– Uh (silenzio)…

Questo silenzio è normale perché il relativista si rende conto che la sua prima frase è falsa perché cerca di presentarla come assoluta. Ecco perché chi nega la verità, per il fatto stesso di negarla, la afferma.

Qual è la posizione di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI sul relativismo?

Questi due Papi che hanno preceduto Papa Francesco sul soglio di San Pietro hanno condannato il relativismo. Nel 1993, Papa Giovanni Paolo II pubblicò l’enciclica Veritatis splendor, nella quale condannò diverse forme di relativismo morale, tra cui quella chiamata ‘etica della situazione’. Secondo questa etica, la verità morale dipende dalle situazioni vissute dagli individui. I valori morali assoluti vengono eclissati a favore delle norme morali personali delle coscienze individuali. Di fatto, si crea un falso conflitto tra le norme morali assolute date da Dio e la coscienza individuale, che si rifiuta di applicarle adducendo come scusa le diverse situazioni. Per questa coscienza non esiste un male intrinseco. Per Papa San Giovanni Paolo II, “a voler ascoltare certe voci, sembra di non doversi più riconoscere l’indistruttibile assolutezza di alcun valore morale. Sono sotto gli occhi di tutti il disprezzo della vita umana già concepita e non ancora nata; la violazione permanente di fondamentali diritti della persona; l’iniqua distruzione dei beni necessari per una vita semplicemente umana. Anzi, qualcosa di più grave è accaduto: l’uomo non è più convinto che solo nella verità può trovare la salvezza. La forza salvifica del vero è contestata, affidando alla sola libertà, sradicata da ogni obiettività, il compito di decidere autonomamente ciò che è bene e ciò che è male. Questo relativismo diviene, nel campo teologico, sfiducia nella sapienza di Dio, che guida l’uomo con la legge morale. A ciò che la legge morale prescrive si contrappongono le cosiddette situazioni concrete, non ritenendo più, in fondo, che la legge di Dio sia sempre l’unico vero bene dell’uomo” (84).

Che dire di Papa Benedetto XVI? Prima e durante il suo pontificato, ha ripetutamente condannato la dittatura del relativismo nella nostra società postmoderna. Durante l’omelia della Messa di inizio del conclave che lo ha eletto Papa, ha detto: “Quanti venti di dottrina abbiamo conosciuto in questi ultimi decenni, quante correnti ideologiche, quante mode del pensiero… La piccola barca del pensiero di molti cristiani è stata non di rado agitata da queste onde – gettata da un estremo all’altro: dal marxismo al liberalismo, fino al libertinismo; dal collettivismo all’individualismo radicale; dall’ateismo ad un vago misticismo religioso; dall’agnosticismo al sincretismo e così via. Ogni giorno nascono nuove sette e si realizza quanto dice San Paolo sull’inganno degli uomini, sull’astuzia che tende a trarre nell’errore (cf Ef 4, 14). Avere una fede chiara, secondo il Credo della Chiesa, viene spesso etichettato come fondamentalismo. Mentre il relativismo, cioè il lasciarsi portare “qua e là da qualsiasi vento di dottrina”, appare come l’unico atteggiamento all’altezza dei tempi odierni. Si va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie”.