Inamovibile con la Roma e anche in Nazionale. Bryan Cristante è un punto fermo per tutti gli allenatori che lo hanno a disposizione. Leadership e intelligenza tattica lo rendono un giocatore chiave per molti. Non sorprende quindi che sia Mourinho che Mancini puntino forte sul centrocampista originario del Canada. E proprio nel Canada, quando aveva 20, poteva iniziare la sua avventura in nazionale.
Ha preferito prendere tempo Cristante, e la pazienza lo ha premiato. Perché alla fine è arrivata la chiamata azzurra. Con l’Italia ha vinto l’Europeo e ora si candida a un ruolo da protagonista anche nel nuovo ciclo targato Mancini. Sulla possibilità di essere chiamato da Canada, in un’intervista a Sportweek in uscita sabato, ha detto: “Mio padre è nato lì e sono stato cercato più volte dall’allenatore prima della convocazione con l’Italia”.
Aggiunge: “Avevo venti anni, ma non ci avevo mai pensato seriamente, anche perché i livelli erano molto diversi, soprattutto anni fa. Ma io sono italiano, non ho mai avuto dubbi. Sono stato in Canada solo una volta, mentre a Toronto sono rimasti i fratelli di mio nonno. I miei nonni invece ci hanno vissuto per lavoro, ma poi sono tornati in Italia. A quei tempi molti friulani partivano per il Canada”.
Cristante spiega poi come ha cambiato lo spirito di gruppo Mourinho: “Qualcosa è cambiato con Mourinho e i Friedkin. Si percepisce una voglia diversa: più concretezza. L’allenatore ha portato la sua voglia di vincere, sa come farlo e ce lo sta trasmettendo”. Sull’obiettivo: “Il traguardo è tornare in Champions. Siamo una squadra forte. Abbiamo un mister che sa vincere e il nostro obiettivo deve essere quello. Dobbiamo fare le cose con calma, continuando a crescere nel percorso”.
G.
