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Chiara non può fare una vita normale perché nessuno le digitalizza l’esenzione vaccinale

Chiara non può fare una vita normale perché nessuno le digitalizza l’esenzione vaccinale. “Sono riuscita a farmi rinnovare solo una volta l’esenzione perché da quando si deve digitalizzare, cosa venduta come un processo che ci avrebbe semplificato la vita, è molto più difficile rinnovare l’esenzione”. Queste le parole di Chiara, una ragazza che ha ottenuto l’esenzione vaccinale dopo aver avuto reazioni avverse in seguito a una dose di vaccino per il covid 19 intervenuta in diretta a “Roma di Giorno”.

Prosegue Chiara: “Adesso è molto più difficile ottenere la digitalizzazione, in alcune regioni molti hub vaccinali non fanno la digitalizzazione dal vivo ma richiedono di inviare la propria documentazione via mail”. Non bastano quindi le reazioni avverse che hanno rovinato la salute di una ragazza che, prima di una dose di vaccino, era una giovane in piena salute. Poco importa quindi se chi va agli hub vaccinali si trova di fronte a documenti firmati e ad esami con referti di altri medici. Chiara non può fare una vita normale perché nessuno le digitalizza l’esenzione vaccinale

Tutto può essere rimesso in discussione, nonostante la situazione sanitaria di tante persone con reazioni avverse non sia migliorata e nonostante i soldi spesi per pagare le visite specialistiche necessarie a documentare la correlazione tra patologie e vaccini. “Ora nel mio caso non posso nemmeno andare di persona a controbattere contro chi non vuole rinnovarmi l’esenzione, e io vado avanti da nove mesi in questa situazione, siamo veramente stufi di dover combattere”.

Un altro ragazzo del comitato ascoltami, Roberto Baima, sempre ai microfoni di Roma di Giorno ci aveva raccontato che: “Non si trovano facilmente medici disposti a digitalizzare l’esenzione vaccinale”. Sono tanti gli italiani e le italiane che sono stati colpiti da reazioni avverse, eppure a distanza di mesi dalla decisione di obbligare le persone alla digitalizzazione dell’esenzione, l’odissea burocratica necessaria per poter fare una vita normale, al netto delle malattie sviluppate, non pare avere fine.

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