Non sono molte le immagini in grado di restituire all’osservatore un così marcato senso di rabbia e di impotenza di fronte all’azione deleteria dell’uomo sulla natura. Ed è quanto si è ripetuto, a distanza di un anno, a guardare le acque del Tevere, diventate ancora una volta da letto accogliente per la vita a luogo di morte per i pesci. A poca distanza da Tiberis, la spiaggia attrezzata sul fiume in zona Marconi, decine di barbi tiberini hanno riportato alla mente l’episodio della scorsa estate, con la moria di pesci segnalata a ponte Vittorio Emanuele II e a ponte della Scienza. Le indagini dell’Arpa, allora, avevano evidenziato la presenza in acqua di nicotinoidi, un pesticida adoperato nel periodo di maggio per le colture di mais sopratutto a nord della Capitale. Adesso però i tempi non collimano, per cui si ipotizza che possano essere state le piogge del 24 agosto a portare in acqua gli agenti inquinanti, che complice la scarsa portata estiva del fiume potrebbe aver intossicato la fauna. Ma su questo scenario andranno fatte le opportune verifiche.
