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Roma, tende e vestiti ad asciugare sulle banchine del Tevere. Il deserto del degrado

A pochi metri dall’Ara Pacis, sulle banchine del Tevere ci sono tende, baracche, materassi, sedie, vestiti ad asciugare… Il degrado impera in questa zona, andando a deturpare quella che è la bellezza della Città Eterna in una delle parti più visitate dai turisti.

Tra baracche e immondizia, ciò che prevale e risalta agli occhi è l’abbandono di una zona come quella dell’Ara Pacis dominata da rifiuti, caos da traffico e parcheggi in doppia fila.

Il problema delle baracche è ovunque, non solo in quella parte della Capitale. E accanto a queste strutture realizzate alla buona, si notano canadesi posizionate a ridosso dei muraglioni, spazzatura, barbecue e sacchi a pelo.

Le banchine, che tecnicamente dovrebbero essere percorribili, non sono viste di buon occhio, anzi.

«È drammatico è vedere tutti quei poveretti accampati con i cartoni, i palazzi abbandonati, tutta un’area lasciata a se stessa – dice Viviana Di Capua, presidente dell’Associazione abitanti centro storico – e tutto questo va a incidere sulla sicurezza. Non ci può essere bellezza nel deserto del degrado: se vogliamo essere pronti per il Giubileo del 2025 bisogna muoversi oggi». Se dal livello della strada si scende sulla banchina sembra quasi di passare da un ambiente densamente frequentato ad uno completamente deserto, quasi abbandonato a sé. «Sopra ci sono percorsi automobilistici sovraccaricati, sotto è il territorio spesso dimenticato e abbandonato – spiega Di Capua – Le due cose dovrebbero essere curate e valorizzate insieme».

Quali sono i rimedi quindi? «Le banchine vanno ripulite e illuminate, pur rispettando i beni storici e artistici – dice la presidente dell’associazione dei residenti – per garantire la sicurezza e un decoro che sia rispettoso di questi percorsi». Per quanto riguarda il lungotevere invece bisognerebbe cominciare «dai marciapiedi, che vanno messi in condizione di essere percorsi senza rischi, specialmente per le persone anziane – dice Di Capua – Poi bisogna lavorare seriamente sui problemi del traffico e della sosta selvaggia, ormai intollerabili».

(S)