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Non solo Roma – Puntata di Giovedì 2 Novembre 2023

Non solo Roma con Elisa Mariani – Puntata di Giovedì 2 Novembre 2023

SUCCESSO PROFESSIONALE MA SCONFITTE SENTIMENTALI: IL PARADOSSO DELLE RELAZIONI MODERNE

Ospite in collegamento Francesco Ranieri, fondatore di “BeLoved” ed esperto in relazioni

Soldi e successo professionale possono fare la felicità? Forse. Di certo non sono la chiave per garantirsi relazioni sentimentali appaganti. Uno studio rivela che le persone benestanti spesso mostrano una minore inclinazione nel manifestare flessibilità ed empatia nelle relazioni con gli altri, rispetto a coloro che hanno meno possibilità economiche (Brienza JP, Grossmann I, Social class and wise reasoning about interpersonal conflicts across regions, persons and situations).

Dunque, sembra che il denaro e il successo nel lavoro, abbiano poco a che vedere con la capacità di creare relazioni sane e durature. Ma cosa rende molti uomini affermati professionalmente, come manager ed imprenditori, a essere così carenti nei rapporti d’amore?

“Troppe persone stentano a credere che individui di grande successo professionale possano incontrare difficoltà nelle relazioni umane. L’errore comune risiede nell’associazione automatica tra denaro e legami interpersonali – afferma Francesco Ranieri, fondatore di Beloved ed esperto in relazioni maschili, – Le cause di tali difficoltà sono complesse e intime. Molte storie di imprenditori e manager che ho incontrato avevano un comune denominatore: esperienze di abbandono familiare vissute durante l’infanzia.

Questi eventi traumatici possono attivare meccanismi di autodifesa, con la convinzione che chiudersi emotivamente possa ridurre il potenziale dolore di un futuro abbandono. La paura di essere rifiutato, in alcuni casi, raggiunge livelli tali da ostacolare la costruzione di relazioni profonde, spingendo verso interazioni superficiali e apparentemente prive di valore umano, che aggravano un senso di vuoto interiore.

Al contrario, alcune persone tendono a donare sempre di più, sia in termini personali e sia materiali, nel tentativo di creare legami solidi, senza rendersi conto del rischio di essere sfruttati a causa della loro disponibilità e bontà d’animo”. Emerge chiaramente che l’amore, specialmente quello ricevuto in famiglia durante l’infanzia, costituisce il fondamento su cui si costruiscono e si sviluppano le relazioni adulte. Le sfide interpersonali possono trovare radici proprio in contesti familiari critici e poco accoglienti.

“Le dinamiche conflittuali tra i genitori, spesso si riflettono in due sottostanti modelli di comportamento, in particolare nel rapporto con la madre – prosegue Ranieri – una donna incapace di mostrare affetto verso suo figlio e costantemente critica, può instillare problemi relazionali. La mancanza di apprezzamenti e i costanti giudizi possono erodere la fiducia in sé stessi e spingere a cercare costantemente l’approvazione altrui. Al contrario, tante madri commettono l’errore di preoccuparsi costantemente interferendo sistematicamente nelle scelte dei figli.

Questo comportamento può rendere il bambino incapace di prendere decisioni autonome, influenzando negativamente le sue relazioni, comprese quelle future, portandolo a percepire le donne più come ‘madri’ che come possibili partner affettivi.”

Le principali sfide relazionali di molti uomini di successo si esplicitano infatti proprio nel rapporto con le donne. La mancanza di abilità nell’interazione e nell’approccio consapevole svolge un ruolo determinante in questa dinamica. “L’errore comune è non comprendere l’evoluzione della donna nel tempo – sottolinea Ranieri – oggi non si ha più bisogno dell’uomo per status sociale o sostentamento economico.

Le tradizionali dinamiche di lavoro, casa e posizione sociale, stanno subendo una rivoluzione. Per stabilire una relazione sana con una donna è necessario essere proattivi e disposti a condividere la vita e l’amore, cercando continuamente di rinnovare la connessione. La donna moderna è indipendente e cerca una relazione basata sulla complicità, l’empatia e la coerenza.

Che un uomo abbia una carriera solida, una casa lussuosa o un’auto di lusso, ha poca importanza, poiché la donna di oggi è perfettamente in grado di raggiungere tutto ciò da sola, senza dover dipendere da nessuno”.

Il ruolo delle donne, così come quello della società nel suo complesso, stanno subendo una profonda evoluzione. La tecnologia ci ha resi iperconnessi, consentendoci di interagire con persone provenienti da tutto il mondo in qualsiasi momento. Tuttavia, questa interconnessione non sempre si traduce in relazioni significative: “Non è mai stato così facile comunicare come lo è oggi, eppure non ci parliamo. La tecnologia ci ha resi pigri nelle relazioni.

Ha contribuito a generare un senso di apatia che spinge a chiudersi in casa, rendendo difficile creare nuove connessioni e rinnovare le nostre conoscenze, specialmente quando si è più adulti. Nonostante viviamo in città con milioni di persone, la solitudine minaccia di sopraffarci. Gli uomini devono prendere consapevolezza dei cambiamenti sociali in atto e lavorare sui loro blocchi emotivi. Lavorando su questi ultimi, oltre al ‘successo’ professionale, possono raggiungere anche quello personale e affettivo”, conclude l’esperto.

VIAGGIARE IN SOLITARIA: QUANTE DONNE SONO DISPOSTE A FARLO SENZA SENTIRSI IN PERICOLO?

Ospite in collegamento Cinzia Giorgio, direttrice di “Pink Magazine Italia

Ci sono ancora molti tabù e limiti per noi donne, uno di questi è per esempio, viaggiare da sole. Se un uomo viaggia da solo per lavoro o per piacere nessuno si preoccupa, né corre grossi rischi; una donna che viaggia da sola, soprattutto per piacere è ancora vista con sospetto, corre molti più rischi di un uomo e deve limitarsi molto di più, si crede erroneamente che se sei in viaggio da sola sei in cerca di qualcosa, di avventure o esperienze estreme che possono in qualche modo metterti in pericolo.

Ecco perché vi do qualche consiglio per tutelare i vostri viaggi e viaggiare da sole in tranquillità, non rinunciando al vostro divertimento. Ma cosa consigliare ad una viaggiatrice solitaria? Innanzitutto cercare di arrivare nella città che si visita, con un volo aereo del mattino o al massimo del pomeriggio, in modo da avere tutto il tempo con la luce del sole e in orari molto frequentati, di trovare con comodo il vostro albergo.

Prenotare sempre prima l’albergo, il bad and breakfast o l’airbn, in modo da essere tranquille ed avere dei punti di riferimento quando arrivate nella città sconosciuta. La notte preferibilmente muoversi con il taxi, per chi ama guidare e ha un buon rapporto con il navigatore, si può facilmente affittare una macchina a noleggio, sarà sempre più sicuro di passaggi con sconosciuti o mezzi pubblici .

Queste sono le regole principali che si potrebbero seguire quando si viaggia da sole, e capita spesso. Per tutto il resto, è divertente e appagante trovarsi sola in una grande città e godersela a pieno, sia per lavoro che per piacere. È bello perché ti misuri solo con te stessa e con i tuoi limiti per affrontare sorprese o imprevisti che sono sempre il sale della vita.

E si possono incontrare persone magiche, che ti aiutano a diventare una donna migliore, si possono conoscere tante persone e vedere ed incontrare luoghi magici in cui perdersi per poi ritrovarsi. Per cui divertitevi e andate in giro per il mondo senza paura di sentirvi sole o indifese.

“C’È ANCORA DOMANI”, IL FILM DELLA CORTELLESI CHE CELEBRA LE DONNE CHE NON HANNO AVUTO VOCE

“La vita di quelle donne, donne che nessuno ha mai celebrato” viene messa a nudo in tutto il suo dramma e in tutta la sua gloria in C’è ancora domani. Per la prima volta Paola Cortellesi firma anche la regia, oltre alla sceneggiatura (insieme a Furio Andreotti e Giulia Calenda) e all’interpretazione come protagonista, del film d’apertura della 18° edizione della Festa del Cinema di Roma, che ha srotolato oggi il suo tappeto rosso.

Rubando dall’immaginario del cinema italiano degli anni ’40 e dei primi anni ’50, il film ci tuffa in questo passato condiviso che è il dopoguerra. Lo fa, però, inquadrando un punto di vista inedito, con un linguaggio che si riallaccia alla commedia all’italiana e al contempo se ne allontana.

Possiamo ritrovare tutta la storia del cinema italiano in questo “bianco e nero”. (Inoltre, basti pensare che Paola Comencini ha curato la scenografia.) Ciò che vediamo realmente, però, è il controcampo del cinema italiano: la storia di quelle donne che non hanno avuto voce, né diritto al voto, fino al 2 Giugno del 1946.

Delia (interpretata da Cortellesi) è sposata con Ivano (un eccezionale Valerio Mastandrea) “che è molto nervoso perché ha fatto due guerre”. I due hanno tre figli, due maschietti e una ragazza adolescente, e vivono tutti insieme al nonno (padre di Ivano) in un seminterrato. Delia si sveglia, viene menata, prepara la colazione ai tre figli, al marito e al suocero. Va in giro per Roma a fare punture con le siringhe a ricchi anziani per guadagnare qualche lira.

Rammenda calze e reggiseni, fa il bucato, torna a casa, prepara la cena e viene nuovamente menata. Non mette in dubbio questo modo di fare, così è. Inconsapevole dei suoi diritti in quanto essere umano, Delia accetta senza obiettare; “la violenza domestica non era un argomento, era un dato di fatto”. Lei la violenza la vive come fosse un balletto; d’altronde che alternative ha?

In effetti, un’alternativa ci sarebbe: un amore adolescenziale, Nino (Vinicio Marchioni), che tutti i giorni le mostra attenzioni e dolcezze che Ivano non sa dare. Ma Delia va avanti così, nella sua sacra unione, dimenticandosi quotidianamente il dolore di ieri in nome dell’oggi dei suoi figli e di sua figlia. “Rubandosi” un po’ dei soldi che guadagna, e cioè non dandoli in mano al marito, riesce a mettere da parte una cifra sufficiente con l’obiettivo di comprare un vestito da sposa nuovo alla figlia, Marcella, che sembra essere in procinto di fidanzarsi.

Non ci potrebbe essere gioia più grande per una madre: una figlia innamorata e a due passi dall’altare. E invece Delia scopre presto che il giovane fidanzato di Marcella dimostra già degli atteggiamenti possessivi, spaventosi, che le ricordano fin troppo bene il suo vissuto.

E fa impressione vedere un’attrice come Paola Cortellesi, che conosciamo soprattutto in vesti comiche, commuoverci come fa indossando una maschera così addolorata, così triste. Perché in fondo, quante di noi ritrovano le proprie nonne o bisnonne nella storia di Delia? Il coraggio di Delia, così come di tutte le altre donne di quella generazione, cambierà le regole del gioco, con un colpo di scena rivoluzionario, in tutti i sensi.

GALA, TUTTA LA POTENZA DI UN’ARTISTA STRAORDINARIA

Gala è una delle artiste italiane più ascoltate all’estero fin dagli anni Novanta. Ha venduto oltre 6 milioni di dischi in tutto il mondo. Il suo album di esordio Come Into My Life (1998) include i singoli premiati con dischi di platino: Freed from Desire (in top ten nel Regno Unito per ben otto settimane), Let a Boy Cry (primo in classifica in Italia, Spagna, Belgio e Francia) e Come Into My Life (primo in classifica in Italia, Spagna e Israele).

“Un’artista incredibile con una grinta pazzesca – ha raccontato Cinzia Giorgio – una caratteristica essenziale per raggiungere i propri obiettivi. Pensate che ha creato una sua etichetta discografica e collaborano con lei soltanto donne; quando ha proposto questo al suo manager a New York, lui rimase molto scettico e addirittura le chiese se fosse legale! Invece la determinazione di questa giovane cantante dovrebbe essere d’esempio per tante di noi!”.

L’intervista completa a Gala è su Pink Magazine Italia.

“GAETA, CITTÀ DEI BAMBINI”, A NOVEMBRE LA TERZA EDIZIONE DEL PROGETTO CHE CELEBRA I DIRITTI DELL’INFANZIA E DELL’ADOLESCENZA

Ospite in collegamento Gianna Conte, Assessora all’Istruzione e alle Politiche Giovanili del Comune di Gaeta

Partirà a novembre la terza edizione di “Gaeta, Città dei bambini”, il progetto dedicato allo studio della Convenzione ONU per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, realizzato dal Comune di Gaeta in collaborazione con il Centro Adozioni. Un mese di eventi e appuntamenti dedicati ai bambini e ai ragazzi, in cui tutta la comunità è chiamata a partecipare affinché le regole dei più piccoli non siano soltanto conosciute ma anche applicate.

«Sono molto orgoglioso – ha dichiarato, a Non solo Roma, il Sindaco Cristian Leccese – di sostenere un progetto che pone l’attenzione sui diritti dei bambini, rivolgendosi direttamente a loro, ma anche sensibilizzando gli adulti nel riconoscere e garantire quanto sancito dalla Convenzione ONU.

“Gaeta, Città dei bambini” rappresenta per noi un appuntamento che continueremo ad arricchire e sostenere, anno dopo anno, perché i piccoli cittadini di oggi diventeranno le donne e gli uomini del nostro futuro, ed è assolutamente necessario che abbiano consapevolezza dell’importanza dei loro diritti, così come gli adulti hanno il dovere di rispettare sempre il superiore interesse del bambino».

Un’edizione ricca di novità, quest’anno particolarmente dedicata ai ragazzi alla luce dei recenti episodi di cronaca che ci consegnano un quadro drammatico rispetto allo stato di salute dei più giovani. Per questo motivo, testimonial del progetto 2023 sarà il dott. Michele Mezzanotte, psicologo – psicoterapeuta, autore del libro “Il vero amore (non) è un mito”, che da qualche anno ha “aperto” il suo studio anche sui canali social.

«Insegnare ai ragazzi una corretta educazione all’affettività – commenta l’Assessore all’istruzione Gianna Conte – è l’obiettivo che dobbiamo porci iniziando a lavorare su questo tema nella scuola. L’incontro con il dott. Michele Mezzanotte sarà l’occasione per affrontare con gli studenti tematiche che spesso restano sopite, ma che sono per loro di vitale importanza, come quello delle relazioni. I rapporti, infatti, influenzano la vita dei giovani più di quanto si possa immaginare».

Oltre all’incontro con l’autore, il programma prevede per i più piccoli anche lo studio di materiali dedicati all’adozione e all’affido, diversificati per fascia di età, realizzato dall’ I.C. “Principe Amedeo” – plessi “Mazzini” e “ Don Bosco”; una lezione gioco-danza per i bambini fino a nove anni a cura del Centro del Movimento di Rita Spinosa; l’illuminazione del campetto sportivo di Via Venezia nei giorni 19 e 20 novembre, in collaborazione con la PGS Don Bosco; la partecipazione al concorso “l’adozione tra i banchi di scuola”; un gemellaggio culturale con l’istituto “Don Bosco-Milloni” di Portici.

“L’appuntamento per celebrare la Convenzione ONU per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza – aggiunge l’avv. Alessia Maria Di Biase, referente del Centro Adozioni – è ormai un evento al quale non possiamo rinunciare, anche se il nostro lavoro per garantire i diritti dei più piccoli è quotidiano e a volte invisibile. In questo senso, il mese di novembre è l’occasione in più per condividere con le istituzioni, gli studenti, le associazioni e tutti i cittadini il lungo e faticoso percorso, affinché ogni bambino possa ricevere protezione, affetto, istruzione e attenzione”.

Il progetto “Gaeta, città dei bambini” in virtù dell’alto valore morale, sociale e culturale che rappresenta, ha ricevuto il patrocinio di Save The Children, Terre des hommes e Italiaadozioni.