«Datemi una mano a difendere i cinghiali», questo è quanto si legge in alcuni annunci sui social con tanto di codice iban o numero di carta ricaricabile. I carabinieri si sono subito interessati a questa sorta di donazioni volontarie perché chi oggi salva i cinghiali, distrugge le gabbie che le task-force hanno posizionato e stanno ancora posizionando in questi giorni nei parchi e nelle riserve naturali per cercare di contenere l’aumento di questi animali.
Il problema che crea più disagio è la circolazione libera di questi mammiferi per le vie di Roma. Molti passanti si impauriscono, mentre altri vengono proprio attaccati. L’istallazione delle gabbie viene però compensata da altrettante che vengono distrutte. Parlando di numeri, in media se ne istallano una dozzina per ogni intervento di posizionamento. Di queste, almeno tre vengono distrutte o alle quali vengono tolti pezzi come chiodi, ganci o sportelli. Di fatto gli interventi risultano inutili e le gabbie inutilizzabili.
Chi c’è alle spalle di questa azione? Per ora sono delle persone identificate dalle forze dell’ordine che incitano via social. Aderiscono ai movimenti ambientalisti e che operano autonomamente. Un giorno interviene uno, quello dopo l’altro e così via.
