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Scuola: la Procura di Roma ‘motiva le occupazioni’, e la Prefettura ‘detta le regole’ sull’uso dei bus

immagine di repertorio

La prefettura si è rivolta agli studenti e alle loro famiglie, affinché rispettino gli orari degli ingressi scolastici, evitando di uscire prima di casa, così da scongiurare assembramenti a bordo dei mezzi pubblici.

Allo stesso modo, le scuole debbono collaborare, promuovendo l’uso delle navette sostitutive – od alternative – alle linee canoniche dei bus, incentivano così spostamenti più sicuri.

Studenti: gli assembramenti sui mezzi pubblici ‘loro malgrado’

A rendere critica la situazione, il sovraffollamento sulle 30 linee di trasporto romane, a servizio di 25 istituti scolastici. Del resto, con il ritorno nelle aule (ad oggi il 47 sul 50% previsto) di studenti in presenza, al mattino si calcola sui mezzi un movimento di almeno 70mila unità in più. Ma la situazione è quella che è e, specialmente per quanti residenti nella periferia della Capitale i quali, per rispettare la puntualità, sono praticamente costretti ad uscire di casa con abbondante anticipo.

Studenti: il ‘pasticciaccio’ degli ingressi scaglionati ad orario

Inutile girarci intorno: gli ingressi scaglionati (alle 8 e alle 10), non possono soddisfare le esigenze di migliaia di famiglie, ‘organizzate’ secondo precisi orari interni. Per non parlare poi di quanti costretti a spostarsi quotidianamente dalla provincia, con mezzi Acotral e Tpl  o peggio, i treni regionali, con precisi orari stabiliti, ma non a misura di studenti.

Studenti: l’odissea quotidiana dei pendolari, senza alternative

Come spiegano infatti quanti provenienti dall’hinterland: “Entriamo alle ore 10 e usciamo alle 15.20, però la mattina abbiamo solo un autobus che ci porta a scuola in tempo, e se lo perdiamo non abbiamo alternative.  Inoltre – altro problema non da poco –  ci risulta molto difficile anche tornare a casa”.

Ecco perché, nonostante gli orari, in molti – pur dovendo entrare alle 10 – sono comunque costretti ad uscire di casa alle 8.

Studenti: per la Procura romana occupare – con ‘sobrietà – non è un reato

Intanto, sia la Prefettura che i Presidi, hanno dovuto incassare quanto stabilito dalla Procura di Roma la quale (contrariamente al reato di interruzione di servizio pubblico, configurato dalla Cassazione), ha stabilito che occupare la scuola non è un reato in quanto, sebbene sia frutto di una scelta ‘unilaterale ed autonoma’, l’occupazione è comunque una protesta legittima perché, come stabilisce la Costituzione, ‘manifestare è un diritto’.

Dunque, che sia per un solo giorno,/ o per settimane, la Procura procederà all’archiviazione. Piuttosto, il nodo è come avviene l’occupazione: se è conseguenza di un’azione ‘sobria’, non violenta (per intenderci, con i picchetti che impediscono l’accesso a chi lo vuole), è comunque una forma di protesta.

Studenti: protestare per poter tornare a scuola, è un motivo valido

Ma in questo caso,  gli studenti manifestano addirittura la volontà di voler tornare a frequentare fisicamente gli istituti, contestando la didattica a distanza: dunque, quale migliore ragione?

Una decisione, quella della Procura capitolina, che di fatto ‘libera’ anche gli studenti del liceo Kant di Roma, delle gravi responsabilità a loro addossate, per un’occupazione già pagata a suon di manganellate da parte degli agenti. Ma questa è un’altra brutta storia…

Max