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Ucraina, Eschilo diceva “in guerra la verità è la prima vittima”

Chi fa informazione sa per primo che, come ai tempi di Eschilo, anche oggi è impossibile provare a raccontare tutto quanto accade in una guerra

Qui la copertina che introduce al tema della puntata di Extra del 2 aprile 2024.

Come diceva il drammaturgo greco Eschilo, nel sesto secolo avanti Cristo, “in guerra la verità è la prima vittima”: già ai suoi tempi durante i conflitti, il flusso delle notizie che arrivavano all’opinione pubblica attraverso i messaggeri e gli aedi subiva controlli, condizionamenti e manipolazioni di varia natura. A distanza di oltre due millenni nulla è cambiato se non che, complici i progressi tecnologici, oggi è ancora più facile nascondere o modificare la verità e renderla più credibile.

Siamo nell’era in cui giornali, siti internet, tv, radio, social network avvertono sui rischi di imbattersi in fake news, ma chi fa informazione sa per primo che, proprio come ai tempi di Eschilo, anche oggi è intrinsecamente impossibile provare a raccontare tutto quanto accade in una guerra. È un evento troppo complesso e difficile da monitorare, poiché in un contesto così vasto non basterebbe un esercito di giornalisti per sperare che possano essere testimoni di quanto accade in ogni luogo.

Il limite tra informazione e propaganda

Va da sé che le notizie inevitabilmente arrivino anche tramite altre fonti, la cui attendibilità non sempre è verificabile neppure quando sono ufficiali. E dunque, più ci si allontana dal luogo di un avvenimento e più il rischio di una manipolazione aumenta, con il risultato che l’informazione rischia di diventare – magari in modo inconsapevole – propaganda.

Questo vale per tutti i conflitti e per tutti i contendenti anche se, mai come nelle ultime guerre, si ha l’impressione che la verità stia solo da una parte e che metterla in discussione, semplicemente per verificare quanto raccontato o raccogliere il punto di vista di una controparte, equivalga a prendere una posizione.

Fare informazione in modo indipendente e critico, invece, dovrebbe essere proprio questo: se non si è testimoni oculari di un fatto, confrontare versioni e punti di vista differenti è l’unico modo per provare a non diventare strumenti di propaganda al servizio di chicchessia.