Qui il servizio realizzato per la puntata di Punto di Rottura del 6 maggio 2024.
Quante volte è capitato di far cadere a terra un cibo e di chiedersi se sia possibile mangiarlo o meno? Chi conosce la cosiddetta regola dei cinque secondi, probabilmente – fino a qualche anno fa – non avrà avuto dubbi: reale o presunta, questa regola dice che un cibo caduto a terra può essere ancora mangiato in sicurezza se lo si raccoglie entro i 5 secondi. La questione, però, non è del tutto così perché la contaminazione di alcuni alimenti da parte dei batteri può avvenire anche in meno di un secondo.
In uno studio effettuato nel 2016, è stato esaminato il tasso di contaminazione del pavimento al cibo. Lo si è fatto, facendo cadere vari tipi di alimenti – anguria, pane, pane imburrato e caramelle gommose – su quattro diverse superfici – acciaio inossidabile, legno, moquette o tappeti e, in ultimo, piastrelle – con quattro intervalli di tempo – meno di un secondo, 5, 30 e 300 secondi.
Regola dei cinque secondi, parliamo della contaminazione
Questo studio, uno dei più completi fino ad ora, ha permesso di ripetere l’esperimento per ben 2560 volte, calcolando le varie combinazioni cibo-pavimento-tempo, uno studio che però ha finito per decretare questa regola come una quasi bufala perché la contaminazione, in alcuni casi, avviene anche in meno di un secondo, come nel caso dell’anguria, un alimento dall’alto contenuto di acqua, mezzo idoneo di propagazione dei batteri.
Rientra, quindi, tra quei falsi miti che grazie alla scienza e agli studi approfonditi possono essere sfatati, andando a rompere una sorta di abitudine che in questo caso condiziona il modo di pensare sul cibo, ma in altri ambiti fanno agire in base a leggende metropolitane o credenze popolari completamente errate, o quasi.