Home NOTIZIE ATTUALITÀ Giustizia a Roma, la Corte d’Appello: “Numero elevato di reati”

Giustizia a Roma, la Corte d’Appello: “Numero elevato di reati”

corte d'appello reati roma

Il panorama della giustizia a Roma si presenta con un elevato numero di reati e una carenza di giudici pronti ad affrontare l’ondata. Il presidente della Corte d’Appello di Roma, Giuseppe Meliadò, ha evidenziato questa sfida durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario, mettendo in luce la necessità di riforme significative.

Inaugurazione dell’anno giudiziario della Corte d’Appello

Mentre nel corso dell’ultimo anno sono entrate in vigore riforme processuali civili e penali, il presidente Meliadò ha sottolineato la premura del legislatore nel cercare di contenere i tempi dei processi, rispondendo alle sollecitazioni della Commissione europea.

Tuttavia, pur riconoscendo l’importanza di tali iniziative, emergono già alcune tendenze che fanno riflettere sulla loro efficacia. Il processo civile, da 1990 ad oggi, è stato teatro di continue riforme, caratterizzato da una frenetica attività legislativa che spesso sembra produrre cambiamenti senza attendere i risultati delle riforme precedenti. Meliadò ha enfatizzato la necessità di considerare il problema della giustizia civile non solo come una questione di rito, ma soprattutto di risorse a disposizione della giurisdizione e della loro organizzazione efficiente.

La riforma Cartabia

La recente riforma del processo civile, concepita per ridurre i tempi processuali, ha suscitato però alcune criticità. C’è la percezione diffusa che l’obiettivo di accelerare i processi sarà difficilmente raggiunto senza un adeguato aumento di personale e risorse. Quanto al processo penale, Meliadò ha indicato come la riforma Cartabia avrebbe potuto osare di più affrontando il vero problema oscuro del sistema penale: l’eccesso di sanzioni penali presenti nell’ordinamento italiano.

Tuttavia, il presidente ha riconosciuto il merito di alcune riforme sostanziali e processuali, come le sanzioni sostitutive delle pene detentive brevi, la sospensione del procedimento per messa alla prova e la non punibilità per tenuità del fatto. Ha elogiato la scelta di fornire tempi certi alle indagini preliminari e di portare a giudizio solo i casi con un materiale di indagine qualificato, permettendo una valutazione più accurata delle accuse.

Le dichiarazioni del presidente della Corte d’Appello

Nonostante questi passi positivi, Meliadò ha espresso dubbi sulla capacità degli interventi recenti nel processo penale presso la Corte di Appello di Roma di produrre un cambiamento significativo nei tempi di definizione dei processi. Ha sottolineato che prassi radicate continuano a rendere conveniente, in alcuni casi, l’opposizione al decreto penale anche per sanzioni sospese o di minimo rilievo, preferendo il giudizio ordinario ai riti alternativi e appellando le sentenze in appello e talvolta anche in sede di legittimità.

Queste prassi, alimentate dalla possibilità di affidarsi ai tempi lunghi del processo penale, sono ulteriormente accentuate dall’arretrato di 46.903 processi presso la Corte di Appello di Roma. Tale situazione richiederebbe interventi straordinari per colmare il divario con altre Corti, eccetto Napoli, che presenta meno di 10.000 pendenze.