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I misteri della Sacra Sindone (con Roberto Masselli)

 

Chi è l’uomo della Sindone? In quale epoca è vissuto? Come è possibile che ancora oggi la scienza non sia in grado di dare risposte definitive e di interpretare tutti gli aspetti di questa immagine impressa nel tessuto della Sindone? Cercheremo le risposte con l’aiuto del dott. Roberto Masselli, biologo molecolare, appassionato dell’argomento, che ha seguito gli studi e le scoperte su questo misterioso “lenzuolo”; un ruolo inedito rispetto agli altri interventi in questa trasmissione, ma interpretato in modo straordinario e con grande umanità.

Quello che è certo è che l’uomo della sindone ha subito lo stesso supplizio a cui venne sottoposto Gesù Cristo, con l’unica differenza che venne crocifisso inchiodandolo all’altezza dei polsi e non delle mani. Per il resto c’è tutto il sangue, il sesso, la bilirubina indica che è stato torturato prima di morire, è stato flagellato e il capo inciso dalle spine. L’immagine lasciata sulla Sindone, è il mistero più grande, è tridimensionale, oggi non saremmo in grado di riprodurla integralmente, con le tecniche più avanzate potremmo riprodurre 5 cm alla volta! E per quanto riguarda la data c’è un nuovo studio del 2022 che sconfessa quello della datazione al carbonio del 1988.

L'immagine frontale presente sulla Sindone nel negativo fotografico
L’immagine frontale presente sulla Sindone nel negativo fotografico

La datazione della Sindone

Iniziamo dalla domanda più importante: a quale periodo risale la Sacra Sindone? Il più celebre studio condotto sulla Sindone di Torino, per la grande risonanza che ebbe all’epoca sui mezzi d’informazione, è la datazione del lenzuolo eseguita nel 1988 con la tecnica radiometrica del carbonio svolta in tre laboratori e pubblicata su Nature. La prova del carbonio ha stabilito che il telo risale, con un intervallo di confidenza di almeno il 95% e un’approssimazione di 10 anni in più o in meno, a una data compresa tra il 1260 e il 1390, ma molti scienziati e studiosi ritengono che questa datazione non sia attendibile, nel 2017, il dottor Tristan Casabianca, ricercatore di Storia della Sindone all’Università di Aix-Marseille è riuscito ad ottenere i dati grezzi dal British Museum, uno degli istituti che effettuò la datazione, dando il via alla ricerca interdisciplinare che ha evidenziato la non attendibilità di quella datazione.

Quindi? Dal 1988 ad oggi nulla sembrerebbe cambiato, questo perché lo studio più recente e preciso, effettuato con i raggi X nel 2022, non ha avuto nessuna risonanza mediatica. Ecco lo studio:

https://www.dsctm.cnr.it/images/Highlights/Sindone/DeCaro_Heritage_2022.pdf

A fine articolo trovate anche le considerazioni di Liberato De Caro, dell’Istituto di Cristallografia (IC-CNR) di Bari, che ha effettuato lo studio insieme ad altri colleghi. Il risultato? La Sindone ha 2.000 anni ed è quindi compatibile con gli anni in cui visse e morì Gesù Cristo!

La Sindone e la scienza

Ma la datazione non è l’unico elemento da valutare e di certo non è il più sorprendente e inspiegabile. Vediamo questi elementi di prova:

  1. L’immagine del corpo è impressa in modo ancora oggi inspiegabile scientificamente.  È tridimensionale, oggi non saremmo in grado di riprodurla integralmente, con le tecniche più avanzate potremmo riprodurre 5 cm alla volta! Non è stata ottenuta per strinatura del lino, non è un marchio a caldo, non è una pittura. L’immagine dorsale non è influenzata dal peso del corpo. La spiegazione più accreditata è che il corpo dell’uomo della Sindone si sia smaterializzato emettendo un’enorme quantità di energia, lasciando così impresse le immagini nella stoffa. 25 diversi tipi di solventi, tra cui l’acqua, non degradano o cancellano l’immagine.
  2. La Sindone proviene dalla Palestina dell’epoca di Cristo. I suoi fili furono filati a mano con la torcitura “Z”, diffusa nell’area siro-palestinese all’epoca di Cristo. L’intreccio del tessuto, che è a “spina di pesce”, è riconducibile ad un rudimentale telaio a pedale; esso presenta infatti salti ed errori di battuta Il tessuto a spina di pesce è di origine mesopotamica o siriaca.
  3. Le dimensioni della Sindone sono precise in cubiti siriani (8×2). Il cubito siriano era un’unità di misura di lunghezza usata nell’antico Israele. Con altri sistemi di unità di misura non si ottengono numeri interi per i valori di lunghezza e larghezza del telo.
  4. Il tessuto di lino della Sindone è stato prodotto in ambiente ebraico. 
  5. Sulla Sindone sono state trovate tracce di aragonite simile a quella presente a Gerusalemme. Questo minerale non è molto frequente in natura, ma campioni presi nelle grotte di Gerusalemme sono risultati essere molto simili.
Sindone - Dettaglio delle mani
Dettaglio delle mani. La ferita sarebbe nello spazio tra ulna e radio appena retrostante il polso, come in una crocifissione romana.
  1. Sulla Sindone sono state rilevate tracce di “natron”. Per la sua proprietà di assorbire l’acqua, il natron (carbonato basico idrato di sodio) era utilizzato in Egitto per l’imbalsamazione. Anche in Palestina era usato per la deidratazione dei cadaveri.
  2. Sulla Sindone è stata identificata la presenza di aloe e mirra. Tali sostanze erano usate in Palestina ai tempi di Cristo per la sepoltura dei cadaveri.
  3. L’analisi dei pollini presenti sulla Sindone conferma che essa è stata esposta in Palestina, a Edessa ed a Costantinopoli. Delle 58 specie di pollini identificati sulla Sindone dal botanico Max Frei, una trentina sono di piante che non esistono in Europa ma crescono in Palestina e molte sono tipiche e frequenti a Gerusalemme e dintorni.
  4. II rivestimento rosso dei fili in corrispondenza delle ferite è sangue, identificato di tipo umano del gruppo AB.  In corrispondenza della zona dei piedi è stato rinvenuto un globulo rosso ed alcune cellule epidermiche umane. Il sangue contiene DNA umano maschile. L’elevata quantità di bilirubina riscontrata nel sangue è indice di persona fortemente traumatizzata prima della morte.
  5. In numerosi rivoli sono evidenti le fasi di coagulazione del sangue e intorno alle macchie esistono aloni di siero. In corrispondenza di numerosi rivoli di sangue si possono osservare le fasi di formazione del coagulo con la successiva comparsa della crosta e dell’essudato sieroso; risulta quindi evidente che tali impronte si sono formate per contatto diretto del lino con un cadavere.

Come affermava S. Giovanni Paolo II, “La Sindone è provocazione all’intelligenza…  La Chiesa affida agli scienziati il compito di continuare ad indagare”, ma per il momento gli scienziati non sono riusciti a fornire risposte definitive.

2000 anni di storia della Sindone di Torino visti ai Raggi X

Questo è un articolo di Liberato De Caro autore dello studio sulla datazione con i raggi x del 2022

La Sindone di Torino è la più importante reliquia della cristianità. Per la tradizione è il lenzuolo sepolcrale che avrebbe avvolto il corpo di Gesù dopo la crocifissione. Nel 1988 la datazione al carbonio 14 di alcuni campioni prelevati dalla Sindone, effettuata da tre distinti laboratori, ha indicato che dovrebbe avere soltanto circa 7 secoli di storia[1]. La storia documentata della Sindone è di 7 secoli, tutti in Europa. Dunque, in base ai risultati ottenuti dalla radio-datazione, il lenzuolo sarebbe una reliquia non autentica poiché di epoca medioevale.

I campioni tessili, però, di solito sono soggetti a contaminazioni di ogni genere, che non è sempre possibile controllare e rimuovere totalmente dal reperto da datare. Muffe e batteri, colonizzando le fibre tessili, e sporcizia o minerali contenenti carbonio, come il calcare, aderendo su di esse, negli spazi vuoti tra le fibre che a livello microscopico rappresentano circa il 50% del volume, possono essere così difficili da eliminare totalmente, nella fase di ripulitura del campione, che ne possono falsare la datazione. Infatti, il tessuto può essere arricchito di nuovo carbonio 14, assimilato attraverso il ciclo vitale degli esseri viventi appartenuti a epoche successive rispetto a quella in cui il manufatto tessile è stato realizzato. I reperti tessili sono i campioni da radio-datare più a rischio di contaminazione, difficile da eliminare, poiché la superficie per unità di peso esposta all’interazione con l’esterno è molto elevata, a causa del piccolo diametro delle microfibre (10-20 micrometri) e il numero elevato di microfibre per filo (circa 200). Circa metà del volume di un filo di fibre naturali è spazio vuoto, interstiziale, riempito da aria o da altro, tra le fibre che lo compongono. Tutto quello che s’insinua tra le fibre deve essere accuratamente rimosso. Se ciò non accade la datazione al carbonio 14 non è attendibile. Non si può escludere che ciò potrebbe essere accaduto nel 1988, una cosa confermata dal fatto che spostandosi dalla periferia verso il centro del lenzuolo, lungo il lato più lungo, si evidenza un significativo aumento di carbonio 14[2].

Datazione Sindone raggi X, 2022
Datazione Sindone raggi X, 2022

Recentemente, abbiamo dimostrato che, tramite analisi WAXS, è possibile valutare il degrado strutturale per invecchiamento naturale della cellulosa che compone le fibre dei fili di lino. In tal modo, è possibile datare con l’analisi a raggi X gli antichi tessuti da cui i campioni sono stati prelevati[3]. Partendo dai risultati ottenuti nello studio appena citato, su campioni di confronto, prelevati da tessuti di lino di età variabile fra il 3000 a.C. ed il 2000 d.C., è stato possibile datare un campione di filo sindonico[4]. Il campione sindonico analizzato è costituito da un filo prelevato in prossimità dell’area 1988/radiocarbonio (angolo corrispondente all’area dei piedi dell’immagine frontale, in prossimità del cosiddetto campione di Raes). La dimensione del campione di lino analizzato è di circa 0,5 mm × 1 mm. I profili di dati WAXS integrati, ottenuti sul campione sindonico (curva arancione in figura), sono compatibili con le misurazioni analoghe ottenute su un campione di lino la cui datazione, secondo i documenti storici, è 55–74 d.C., assedio di Masada, Israele (curva verde in figura).

Il grado di invecchiamento naturale della cellulosa che costituisce il lino del campione indagato, ottenuto mediante analisi ai raggi X, ha mostrato che il tessuto sindonico è molto più antico dei 7 secoli proposti dalla datazione al radiocarbonio del 1988. I risultati sperimentali ottenuti dall’analisi WAXS sono compatibili con l’ipotesi che la Sindone possa effettivamente essere una reliquia con 2000 anni di storia. Siamo, pertanto, di fronte a due datazioni – radiocarbonio e WAXS – molto differenti nei loro risultati.

La tecnica di datazione del lino mediante i raggi X non è distruttiva. Dunque, può essere ripetuta più volte sullo stesso campione. Vista la datazione medioevale ottenuta dal carbonio 14, e quella ottenuta dall’analisi WAXS compatibile con 2000 anni di storia, sarebbe auspicabile una campagna di misurazioni con raggi X effettuate da più laboratori, su più campioni, al massimo di dimensioni millimetriche, prelevati dalla Sindone. Poiché la tecnica WAXS necessita di campioni di tessuto molto piccoli, di dimensioni lineari anche inferiori al 1 mm, e non teme la contaminazione da materiale organico di epoche successive, l’eventuale prelievo di campioni dal lenzuolo sindonico non sarebbe per nulla invasivo e potrebbe essere effettuato dai bordi. Anzi, nel 2002 sono già stati prelevati alcuni fili dalla Sindone, conservati dall’Arcidiocesi di Torino proprio per studi scientifici futuri. Questa nuova campagna di misure di datazione, mediante il WAXS, potrebbe permettere di confermare che il lenzuolo, che la tradizione cristiana associa alla crocifissione, morte e risurrezione di Gesù Cristo, abbia proprio 2000 anni di storia, definendo un’importantissima tessera, quella temporale, del complesso puzzle che la Sindone di Torino ancora oggi rappresenta per la scienza.

Lo studio, disponibile on line[5], è stato effettuato nei laboratori IC-CNR della sede di Bari, in collaborazione con il prof. G. Fanti dell’Università di Padova.

Liberato De Caro

Istituto di Cristallografia (IC-CNR), via Amendola 122/O, Bari

DeCaro Heritage.pdf

[1]  P. E. Damon et al., Radio carbon dating of the Shroud of Turin, Nature 337, (1989), pp. 611–615.

[2] B. Walsh, L. Schwalbe, An instructive inter-laboratory comparison: The 1988 radiocarbon dating of the Shroud of Turin, J. Archaeological Science: Reports 29 (2020), 102015ss.

[3] L. De Caro, C. Giannini, R. Lassandro, F. Scattarella, T. Sibillano, E. Matricciani, G. Fanti, X-Ray Dating of Ancient Linen Fabrics, Heritage 2 (2019), pp. 2763-2783.

[4] L. De Caro, T. Sibillano, R. Lassandro, C. Giannini, G. Fanti, X-ray Dating of a Turin Shroud’s Linen Sample, Heritage 5 (2022), pp. 860-870.

[5] https://www.mdpi.com/2571-9408/5/2/47