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Roma di Giorno – Puntata di mercoledì 15 Marzo 2023

Roma di Giorno con Elisa Mariani – Puntata di mercoledì 15 Marzo 2023

Ospite in collegamento Cristina Formica, responsabile Centro Ucraine, Casa Internazionale delle Donne.

Si chiude con ottimi risultati il progetto Cari, Casa Interculturale delle Donne, promosso dalla Casa Internazionale delle Donne di Roma per l’emergenza ucraina. Con 22 persone ospitate (11 donne e 11 minori) tutti provenienti dall’Ucraina, le operatrici della Casa Internazionale delle Donne si sono impegnate mettendo a disposizione degli ospiti competenze e nuove opportunità. Il progetto, finanziato da Roma Capitale, ha messo a disposizione non solo accoglienza, ma anche supporto sanitario, sociale e lavorativo.

“A queste donne non è stato data solo accoglienza in un luogo sicuro, femminista e libero – ha sottolineato Cristina Formica, responsabile dell’Accoglienza Donne Ucraine della Casa Internazionale delle Donne – ma anche supporto psicologico e legale, inserimento in percorsi sanitari di base e accesso ai servizi fondamentali come scuola e corsi di italiano”.

Tutte le ospiti e i loro figli sono dunque oggi accompagnati nei progetti SAI, come previsto da Roma Capitale e il Ministero Competente: “Per quanto riguarda l’accoglienza – ha raccontato Cristina Formica – ogni nucleo è stato accolto in camere  personali e singole, permettendo uno spazio personalizzato. Tutte le ospiti sono state iscritte presso la ASL RM1 ed hanno scelto medico e pediatra di base per avviare percorsi sanitari necessari. Abbiamo pensato, ovviamente, anche all’aspetto legale e così tutte le ospiti e i loro figli hanno ottenuto il Permesso di Soggiorno per la Protezione Temporanea”. I minori, inoltre, sono stati regolarmente iscritti presso le scuole statali di Roma e hanno avuto a disposizione tutto il materiale scolastico necessario, come zaini e libri.

Spazio anche al fattore ricreativo e psicologico: l’Associazione ESSERE DONNA, insieme alle operatrici di Casa Internazionale delle Donne, ha fornito il laboratorio di ARTETERAPIA: “Un modo per rendere il soggiorno di queste, difficile sotto molti punti di vista, piacevole e sereno. È importante, in questo contesto, dare anche spazio al fattore psicologico: parliamo di donne sole, che fuggono da una realtà terribile e hanno bisogno di sostegno soprattutto morale” ha sottolineato ancora Cristina Formica.

Un impegno, quello della Casa Internazionale delle Donne, che non si ferma mai in nessun periodo dell’anno e in qualsiasi circostanza: tanti progetti e iniziative sempre a favore dei più deboli, in particolar modo delle donne. Situata nel complesso denominato “Buon Pastore”, nel 1983 fu destinato a “finalità sociali con particolare riguardo alla cittadinanza femminile” e fu assegnato in parte al Centro Femminista Separatista. L’occupazione nel 1987 dell’ala seicentesca da parte di gruppi e associazioni di donne rivendica la prevista destinazione, dando inizio alla lunga trattativa con Il Comune per il restauro e la consegna dell’edificio all’associazionismo femminile. La casa Internazionale delle Donne è oggi autofinanziata e non ha scopi di lucro, il suo impegno è tutto concentrato nel farla crescere per l’interesse collettivo, promuovendo diritti, incontri, cultura ed esperienze.

Ospite in collegamento Giuseppe Manfridi, drammaturgo, sceneggiatore e autore de “Il profeta e la Diva”.

Giuseppe Manfridi torna sulla scena letteraria con il suo primo romanzo dedicato a Pier Paolo Pasolini: “Il Profeta e la Diva” edito da Gremese Editore. Una storia incredibile, a metà tra fantasia e storia: tutto si svolge in una notte del 1969, una sola magica notte nella città di Goreme, durante le riprese del film Medea. Gli attori principali sono i protagonisti di quel momento: regista, attori, troupe.
Con la sua inconfondibile tecnica sopraffina, Manfridi rimodella personaggi già consegnati alla storia, da Pasolini alla Callas a Giuseppe Gentile (campione di salto triplo, medaglia di bronzo alle Olimpiadi del 1968, nei panni di Giasone), guardandoli da dentro; immaginando momenti, pensieri, gesti; regalandogli desideri, proiezioni, sogni, visioni.

Si cala in ognuno di loro ed è la sua sensibilità, il suo mondo onirico e visionario che si proietta nelle diverse situazioni e suppone gli stati d’animo di ciascuno.  Una catena di aspettative e attese, ricordi e dialoghi, di “prodigi” calati nell’atmosfera letteralmente infuocata (scoppierà un incendio ad un certo punto…)

“Ho immaginato un incontro tra il regista e la cantante,  – ha spiegato Manfridi – il pegno di un anello; un amore in cui trovano consolazione il dolore di una donna tradita e offesa, sapere delle nozze Onassis – Kennedy dai giornali fu uno schiaffo imperdonabile per lei, e di un uomo mito e vittima da sempre”.  Incisive le parole che mette in bocca al Pasolini: “So cosa vuol dire essere guardati come bestie rare, essere dati in pasto senza discriminazione all’odio… essere adoprati brutalmente a fare notizia”; parole che testimoniano il disagio provato da un uomo a cui non è stato perdonato di essere se stesso, un uomo che ci ha lasciato un’eredità cinematografica e letteraria incredibile: “Pasolini è stato un personaggio che mi ha trasmesso tantissimo – ha sottolineato ancora Manfridi – un poeta, regista, letterato incredibile. I suoi film sono arte, come lo è tutta la sua letteratura. Con questo romanzo ho cercato di rendergli omaggio a modo mio”.

Un curriculum, quello di Manfridi, di tutto rispetto: drammaturgo, romanziere, sceneggiatore imitato e conosciuto a livello internazionale. Dalla metà degli anni Ottanta, il suo teatro è costantemente rappresentato in Italia e all’estero; tra i vari allestimenti “Giacomo il prepotente” resta il più celebre e sotto il profilo letterario,  vanta già la presenza di due romanzi nella dodicina del premio Strega: “Cronache dal Paesaggio” e “La cuspide di ghiaccio”.

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