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Caldo, i danni delle alte temperature alla produzione del latte

La primavera, che è il periodo più importante per produrre il latte, è stata talmente breve che ha inciso sulla produzione di questo importante alimento.

Quest’anno solamente 12 giorni di primavera. Il clima è impazzito e a risentirne tra gli altri sono l’agricoltura e gli allevamenti. La primavera, che è il periodo più importante per produrre il latte, è stata talmente breve che ha inciso sulla produzione di questo importante alimento. Se il gran caldo riduce la produzione, di riflesso aumento il costo del latte per chi lo vende e per chi lo compra.

«Giusto qualche mese fa eravamo tra i 35 e i 39 centesimi al litro – dice Alessio Trani, presidente di Confagricoltura Lazio – Il costo di produzione del latte è di 60 centesimi».

Le temperature che toccano picchi di 40°C e in alcuni casi li superano anche, purtroppo non possono che portare con sé conseguenze dannose per l’intera filiera. Nel Lazio le aziende hanno stimato un calo del 20% del latte. Di fronte a questo pericolo, gli allevatori romani e del Lazio stanno valutando l’idea di riconvertire le loro stalle da animali da latte a quelli destinati al macello.

Altro problema, oltre al caldo, è che la mucca deve mangiare e gli allevatori, tendenzialmente, hanno sempre un campo per l’autoproduzione di cibo per gli animali. Quest’anno però si sono presentati dei problemi che Enrico Scorsolini, allevatore di Torrimpietra e associato a Confagricoltura spiega: «Gli erbai si facevano dal 15 agosto in poi, quando iniziavano le semine. Oggi a Roma non piove più e a novembre il seme abortisce».

E ancora poi si parla di foraggi: «Invece di fare 500 quintali all’ettaro di triticale riusciamo a malapena a farne 250. I foraggi estivi si piantano a giugno e si raccolgono dopo la metà di agosto. Prima si arrivava a 700 quintali a ettaro, ora siamo intorno ai 300. Senza contare il calo di un altro 20% per i danni dei cinghiali».