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Voglia di rivoluzione (Con Vincenzo Maddaloni, 11/04/2024)

 

 

Voglia di rivoluzione? Perché le ricolte degli ultimi anni non si sono trasformate in rivoluzione?

Ne parliamo con Vincenzo Maddaloni autore del libro “Voglia di rivoluzione” Nexus Edizioni che uscirà tra pochi giorni e sarà disponibile qui.

Con questa puntata prosegue la nostra collaborazione con la casa editrice Nexus Edizioni, trovate le puntate precedenti qui.

Voglia di rivoluzione

Scrive Vincenzo Maddaloni in un post su Facebook: In questa puntata di “A viso scoperto” parlo con Matteo Demicheli del mio libro di prossima uscita “VOGLIA DI RIVOLUZIONE”. In queste pagine scritte in medias res, cerco di spiegare con i fatti perché la voglia di rivoluzione – nei molti sensi di questo vocabolo – è un sentimento in crescita, che affiora da grumi di rabbia, di frustrazioni e di rancori. Il quadro che ne esce è inquietante. Per renderlo più decifrabile vi ho inserito una serie di eventi del passato scritti in presa diretta, poiché il passato non morendo mai, non è mai nemmeno passato. La presunzione è di lasciare ai nipoti una sorta di memoir su com’ era il mondo a cavallo dei due Millenni. Grato, se poi mi diranno com’è andata a finire.

Voglia di rivoluzione - Vincenzo Maddaloni - Nexus Edizioni
Voglia di rivoluzione – Vincenzo Maddaloni – Nexus Edizioni

La sensazione è di essere liberi, ma in effetti viviamo in un sistema nel quale la libertà e la sorveglianza si sovrappongono, il reale e il simulato scompaiono in un processo schizofrenico di perdita della realtà, nel quale diventa sempre più arduo distinguere il vero dal falso.

Voglia di Rivoluzione. (sottotitolo: Come farla passare – Istruzioni per l’abuso) con le sue pagine scritte in medias res (entrare subito nel vivo di un argomento, senza tanti preamboli), risponde ai molti perché dalle recenti rivolte, non è sortita nessuna rivoluzione.

È l’esempio più vistoso degli effetti del neoliberismo che ha imprigionato i cervelli della gente inaugurando il regno degli imbambolati — DI AMPIEZZA GLOBALE E DI LONGUE DUREE (Long diuré) – sui quali esso si sostiene e prospera. Il confronto ideologico è diventato un derby.

Il media mainstream ha partorito nuove dicotomie buono-cattivo, (atlantisti e filo-Putin; filo-Israele e filo-Hamas vax e no-vax). Diventa così impossibile individuare «da che parte sta la verità». Distratti dalla digitalizzazione a ciclo continuo, siamo incapaci di ricomporre il passato con il presente e con il futuro, indispensabili per discutere in modo serio sulle sfide che, si hanno davanti. Il quadro che ne esce è inquietante. Per renderlo più decifrabile l’autore si ferma sui fatti, sui quali il media mainstream tira dritto.

Molti i temi trattati, specialmente storico/politici, da Gorbačëv a Putin, Solidarność, il sogno rivoluzionario di Piazza Tienanmen, le recenti rivolte in Iran, la Palestina, ma anche le proteste del periodo pandemico in Italia. Numerose le domande a cui risponde Vincenzo Maddaloni:

Cosa siamo diventati e cosa mai diventeremo? I dualismi Vax – NoVax, filorusso – atlantista, Green – negazionista climatico, semita – antisemita, fascista – antifascista.

Cosa c’entra la guerra, la pandemia con la voglia di rivoluzione? Perché le rivolte contro lo “zero-Covid” non sono sfociate in una rivoluzione?

Le bugie usate come arma di distrazione e distruzione di massa, la guerra in Ucraina. Gorbačëv è stato l’ultimo rivoluzionario del novecento? La rivoluzione iraniana del ’78 è l’unica sopravvissuta al ‘900? Quei rivoluzionari sono al potere ancora oggi? Perché le rivoluzioni colorate falliscono? I potenti hanno vinto la rivoluzione imponendo neoliberismo e consumismo? Perché in TV si parla solo di cibo mai di morti sul lavoro?

Giovani e internet, la generazione Z

La Generazione Z (o Centennials, Digitarians, Gen Z, iGen, Plurals, Post-Millennials, Zoomers) è la generazione delle persone nate tra i medio-tardi anni novanta del XX secolo e i primi anni duemiladieci (anche se i numeri precisi variano a seconda delle diverse definizioni ufficiali che vengono presentate), e i cui membri sono generalmente figli della Generazione X (1965-1979) e degli ultimi baby boomer (1946-1964). Tale generazione è stata preceduta dai Millennials, mentre la generazione successiva, che comprende i nati dal 2012 in poi, è stata chiamata Generazione Alpha.

Si tratta della prima generazione ad essersi sviluppata potendo godere dell’accesso ad Internet sin dall’infanzia, e perciò i suoi membri sono considerati avvezzi all’uso della tecnologia e dei social media, che incidono per una parte significativa sul loro processo di socializzazione. Pertanto essi sono stati definiti “nativi digitali”.

Scrive Maddaloni:

Meta Platforms, o semplicemente Meta, possiede e gestisce Facebook, Instagram, Threads e WhatsApp. È tra le più grandi società americane di tecnologia dell’informazione, assieme ai pesi massimi Alphabet, Amazon, Apple e Microsoft . Da quando in ottobre si è iniziata l’offensiva dell’esercito israeliano contro Hamas, Meta ha sistematicamente soppresso i contenuti filopalestinesi pubblicati su Facebook e su Instagram. Ha rimosso l’emoji con la bandiera palestinese dalle sezioni dei commenti, ha congelato importanti account palestinesi ed altro ancora. Il media mainstream ha ignorato il fatto, poiché sarebbe stato inenarrabile con quell’irritante lessico orwelliano che anima le cronache, in virtù del quale i bambini uccisi dagli israeliani diventano i, «bambini coinvolti nel fuoco incrociato». Il bombardamento dei quartieri residenziali, con decine di morti e feriti diventa, «un attacco chirurgico contro una fabbrica di bombe». La distruzione delle case palestinesi diventa, «la demolizione delle case dei terroristi». Così scrivendo non si

deforma la verità, la si capovolge, si dipinge un quadro diametralmente opposto alla realtà, spacciandola come vera. Meta specula sulla comunicazione fuorviante. È un esempio di come si plasma l’esistenza di una società internetdipendente allevandola con le bugie, gli slogan, l’evento spettacolare, il gossip, l’esaltazione dell’amore ai fornelli. Questo incitamento alla gioia con la pancia piena, fiacca nella gente il desiderio della ricerca. La stordisce. La sensazione è di vivere in una democrazia sui generis che, si sostiene con una mistura fatta di populismo, di tecnocrazia, di spruzzate di emoji che, disorienta lasciando spazio libero all’ambizione dei politici, dei grandi personaggi della finanza, dei teorici, dei portaborse, di persone senza scrupoli che, traggono vantaggio dalla assuefazione, dalla demoralizzazione della gente, distratta dai social network, i quali non hanno nulla di sociale, sono anzi il contrario del sociale, sono la condanna all’isolamento.

In queste pagine scritte in medias res, cerco di spiegare con i fatti perché la voglia di rivoluzione – nei molti sensi di questo vocabolo – è in Occidente un sentimento in crescita, che affiora da grumi di rabbia, di frustrazioni e di rancori. La storia recente dei cortei, delle manifestazioni di piazza in Italia come altrove ha mostrato la paura, il malessere, il disagio, l’angoscia, la diffidenza, la sfiducia delle persone. La crescente ingerenza dei cretini nella politica è il pericolo maggiore per la democrazia. Altrimenti come definire coloro i quali svilendo le origini della mobilitazione spianano la strada ai manganelli? Certo è che, la cretineria in politica s’è rivelata un formidabile alimentatore della disperazione collettiva. Il quadro che ne esce è inquietante.

Per renderlo più decifrabile vi ho inserito una serie di eventi del passato scritti in presa diretta, poiché il passato non morendo mai, non è mai nemmeno passato. La presunzione è di lasciare ai nipoti una sorta di memoir su com’ era il mondo a cavallo dei due Millenni. Grato, se poi mi diranno com’è andata a finire.

Vincenzo Maddaloni

Vincenzo Maddaloni è un giornalista e saggista. Come inviato speciale ha raccontato i grandi eventi che hanno fatto la storia del XX secolo. Tra i più determinanti: la rivoluzione di Salvador Allende e il golpe del generale Augusto Pinochet in Cile: la rivoluzione dell’ayatollah Khomeini; il ritiro dei soldati sovietici dall’Afghanistan: l’insurrezione di piazza Tienanmen a Pechino. È stato corrispondente a Varsavia negli anni di Solidarnosc, a Mosca durante l’era di Michail Gorbaciov. | suoi reportage e i saggi gli hanno consentito di approfondire gli studi e le conoscenze dell’islamismo, del comunismo.