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Roma, Racv contro il Campidoglio: ‘Sconcerto per silenzio su proroga stop aperture kebab e pizzerie in centro”

La Rete di Associazioni per una Città Vivibile (RACV), composta da comitati e associazioni di cittadini dalla zona di Trastevere a Monti fino a Piazza Bologna, critica il Campidoglio per la mancanza di risposte da parte dell’Amministrazione alle frequenti richieste di proroga del regime transitorio che ”vieta fino al 31 dicembre prossimo l’apertura o il trasferimento di attività di artigianato alimentare (paninerie, kebabberie, gelaterie, pizza a taglio etc ) nel sito Unesco e in altre aree sature della città”.

Roma, la protesta del RACV

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immagine di repertorio

In una nota il RACV esprime il proprio dissenso sulla mancanza di una proroga al divieto di aperture di nuovi laboratori artigianali: “In mancanza di tale provvedimento, a partire dall’inizio dell’anno prossimo il centro storico di Roma, già saturo all’inverosimile, sarà invaso da ogni tipo di attività alimentare da asporto, autorizzata ovvero abusiva , vista anche la dichiarata impossibilità di controlli efficaci . Questo avrà conseguenze gravissime sulla vivibilità, sulla conservazione e sul valore delle aree interessate, sulla mala movida, sulla raccolta dei rifiuti; e fa intravedere il grosso pericolo che aree di pregio tutelate ed uniche al mondo si trasformino in luna park o mangiatoie ad uso turistico”, si legge.

E ancora: ‘‘Abbiamo ripetutamente e senza esito sottoposto la questione alla Amministrazione, e intendiamo continuare a farlo allegando le analisi fatte a nostra cura sui dati ultimi prodotti dal Dipartimento Attività Produttive, che mostrano in modo chiaro ed inequivocabile lo squilibrio esistente e la saturazione insostenibile cui il sito Unesco è sottoposto (più di 5 volte il valore medio e tuttora in crescita )”.

Conclude la nota della Rete di Associazioni per una Città Vivibile: “Ciò è facilmente estendibile anche alle altre parti della città che hanno passato i limiti accettabili di saturazione. Il persistere del totale silenzio e della susseguente inerzia non è più tollerabile e ci farebbe ritenere che si sia scelta una visione della città che non condividiamo e che ci pare in palese ed inaccettabile contrasto con gli intenti manifestati nei programmi elettorali”.