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Ordigno Pro Vita lo sfogo del portavoce

Ordigno Pro Vita lo sfogo del portavoce: dopo il clamoroso ritrovamento di un ordigno all’interno della sede della Pro Vita all’Esquilino a Roma e le indagini partite da parte della Digos, a prendere ‘parola’ è il portavoce dell’ente.

Ordigno Pro Vita
Ordigno Pro Vita

Tramite social, il portavoce di Pro Vita e Famiglia, Jacopo Coghe ha voluto esprimere con chiarezza e fermezza lo stato d’animo che li riguarda.

Ordigno Pro Vita: le parole del portavoce

“Dopo i violenti e criminali attacchi transfemministi durante la manifestazione contro la violenza sulle donne di nonunadimeno , abbiamo rinvenuto un piccolo ordigno esplosivo dentro i nostri uffici, fortunatamente non entrato in funzione. Siamo sconvolti da questo vero e proprio atto terroristico, volto a intimidirci – dice su twitter il portavoce di Pro Vita e Famiglia Jacopo Coghe.

Ordigno Pro Vita
Ordigno Pro Vita

“Quanto accaduto dimostra letteralmente l’ipocrisia dei movimenti femministi e transfemministi che hanno sfruttato i recenti fatti di cronaca per portare avanti un’azione intimidatoria contro la nostra onlus.“, prosegue nel messaggio.

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E ancora: “Una violenza ancor più ingiustificata vista l’attività della nostra associazione: la tutela della vita dal concepimento alla morte naturale, la promozione della famiglia e la tutela della libertà educativa dei genitori. Ringraziamo le Forze dell’Ordine che sono prontamente accorse sul luogo mettendo in sicurezza la sede”.

Ordigno Pro Vita: l’appello a Schlein e Gualtieri

Il portavoce di Pro Vita e Famiglia Jacopo Coghe si è poi rivolto al primo cittadino della Capitale e al segretario del Pd.

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“Ancora più ci aspettiamo dal sindaco Roberto Gualtieri e dal segretario del Pd Elly Schlein, che hanno partecipato alla manifestazione contro la violenza sulle donne, di prendere le distanze e condannare questi atti violenti e criminali”, dice Coghe.

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Che rincara la dose: “Li invitiamo a venire a trovarci e a vedere con i loro occhi la furia ideologica che, incurante della presenza della polizia, ha prodotto danni ingenti e solo per caso non ha trovato i nostri collaboratori presenti all’interno, che altrimenti sarebbe stati in serio pericolo. Quanto successo è un attacco non solo a noi ma alla libertà di pensiero e alla democrazia stessa, per questo rimanere in silenzio e non condannare il gesto significherebbe essere complici e avallare i gesti di questi criminali”.