Home NOTIZIE ATTUALITÀ Casi di scabbia a Roma, aumentati del 30%. È allarme dai dermatologi

Casi di scabbia a Roma, aumentati del 30%. È allarme dai dermatologi

Nella Capitale aumentano i casi di scabbia soprattutto tra i bambini e gli anziani. Gli ultimi dati dell’Idi di Roma, l’istituto dermopatico dell’Immacolata, dicono che l’aumento è del 30%.

Cos’è la scabbia?

La scabbia è una malattia della pelle che è causata da un piccolo parassita che porta ad un prurito intenso. È un disturbo contagioso che può diffondersi in maniera rapida.

Casi di scabbia, l’aumento

«Nell’ultimo anno abbiamo visto un aumento del 30% dei casi di scabbia, soprattutto nei bambini ma anche negli anziani. Spesso legati ad una sottovalutazione del problema e nella scarsa aderenza alla terapia. Ci sono famiglie che non rinunciano a mandare il figlio a scuola anche se ha prurito. Così i contagi aumentano e il problema ritorna», racconta Sabrina Erculei, dermatologa clinica dell’Irccs Idi di Roma.

Come trattare l’acaro?

«La fascia infantile e quella degli anziani sono le più colpite. Se l’acaro non viene trattato bene con le giuste terapie deposita le uova sottopelle e il problema persiste più del dovuto. Di solito si usano creme a base di permetrina o di benzile benzoato, ma non basta una seduta, la crema va messa almeno per tre sere e – conclude – poi si fa una pausa di una settimana, per poi rimetterla per altri giorni. Bisogna essere attenti in questa procedura».

«Serve poi uno screening fatto bene perché la scabbia può essere scambiata per un eczema pruriginoso o con forme allergiche, mentre la prima visita dermatologica è importante per capire l’entità del problema». Questo problema però non è una conseguenza dell’una o dell’altra stagione. «In inverno o in estate può esserci il contagio. È chiaro che durante la pandemia Covid, con il distanziamento e le scuole chiuse, c’è stato un drastico calo dei casi di scabbia. Perché dove c’è molto affollamento e contatti stretti l’acaro si può diffondere meglio. Inoltre c’è anche un legame con la ripresa dei viaggi all’estero soprattutto in zone esotiche dove il livello di igiene non altissimo e – conclude – si rischia di tornare in Italia con l’acaro».