Home NOTIZIE CRONACA Formia, dolore al braccio? “E’ Covid non infarto”. Lucia muore due ore...

Formia, dolore al braccio? “E’ Covid non infarto”. Lucia muore due ore dopo le dimissioni dall’ospedale

Lucia Chiarelli

Un dolore al braccio? Non è un infarto ma Covid. Una donna di 68 anni di Formia, Lucia Chiarelli, è morta poche ore dopo essere stata dimessa dall’ospedale Dono Svizzero di Formia dove era andata con il marito per un forte dolore al petto e al braccio sinistro, segnali di un possibile infarto in corso. Tra gli esami a cui è stata sottoposta non sarebbe emerso nulla di allarmante, solo il tampone Covid risulta positivo. Così la paziente viene dimessa con la diagnosidolore torace in Covid positiva” e le viene prescritta la classica terapia farmacologia in caso di contagio.

La donna arrivata al pronto soccorso alle 7.58 dello scorso 11 luglio viene dimessa alle 9.27. Torna a casa e nelle successive due ore non migliora anzi, viene chiamato quindi il 118 che alle 11.31 constata il decesso. Ora il marito vuole capire cosa sia successo e assistito da Studio3A ha presentato un esposto per chiedere alla magistratura “che si faccia piena luce sulla morte della consorte e, soprattutto, che si appuri se siano ravvisabili responsabilità da parte dei sanitari dell’ospedale di Formia per l’errata diagnosi e per quelle dimissioni rivelatesi, con il senno di poi, quanto meno affrettate”.

La direzione Salute della Regione Lazio ha disposto “un audit clinico in merito al decesso di una signora di 68 anni dimessa dall’ospedale di Formia e deceduta dopo alcune ore”. Rende noto l’Asl di Latina. “La disposizione dell’audit serve per chiarire tutti i protocolli clinici adottati ed ovviamente l’Azienda sanitaria locale è a totale disposizione dell’Autorità giudiziaria. Ai familiari e ai cari della donna vanno le profonde condoglianze”, conclude la nota.

L’arrivo al pronto soccorso

La tragedia si è consumata nella mattinata di lunedì 11 luglio nell’arco di tre ore. “La signora Chiarelli, che gode di ottima salute e soffre solo di ipertensione per la quale assume una pillola al giorno (l’unico farmaco che prende), – spiegano i legali – accusando un forte dolore toracico irradiato al braccio sinistro, preoccupata per un possibile infarto si fa accompagnare dal marito per sottoporsi agli accertamenti del caso al pronto soccorso dell’ospedale Dono Svizzero di Formia: arriva alle 7.58”. 

Gli esami

I medici la sottopongono agli esami ematochimici, da cui non sarebbe emerso nulla di preoccupante, a una radiografia al torace e, da prassi, al tampone naso faringeo Covid 19, che però risulta positivo. I dottori, infatti, secondo i denuncianti “ricollegano il dolore al coronavirus, non indagano oltre sulla sua possibile natura cardiaca”, e alle 9.27 la dimettono con la diagnosi “dolore torace in Covid positiva”, le prescrivono la classica terapia farmacologia in caso di contagio (Fluimucil e Toradol) e, ovviamente, le impongono l’isolamento fiduciario domiciliare”.

Il ritorno a casa e la tragedia

La coppia torna a casa, il marito va in farmacia per acquistare i farmaci prescritti e fa appena a tempo a rientrare e somministrare alla moglie le prime gocce di uno dei medicinali, che quest’ultima crolla esanime a terra. Immediato l’allarme al 118, accorrono gli operatori dello stesso pronto soccorso di Formia, che al loro arrivo la trovano già priva di battito cardiaco e respiro: tentano di rianimarla con tutte manovre possibili, invano. Alle 11.31 viene constatata la morte di Lucia Chiarelli.

La denuncia

Il marito è disperato, lì per lì non ha la forza di fare nulla se non di piangere la moglie e organizzare il funerale con i due figli, a loro volta affranti. “Con il passare dei giorni, tuttavia, – spiegano i legali – hanno cominciato a tormentarlo sempre di più i sospetti che al Pronto soccorso di Formia avessero sottovalutato e non indagato a sufficienza le condizioni ‘cardiache’ della moglie, deceduta appena due ore dopo per un altamente probabile infarto, che il suo caso fosse stato gestito con superficialità e troppa fretta e che quindi la vittima non avesse ricevuto cure sanitarie adeguate che avrebbero potuto salvarla”. 

Il coniuge della vittima, tramite l’area manager Lazio e responsabile della sede di Roma, Angelo Novelli, si è dunque rivolto a Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini, che ha subito acquisito tutta la documentazione clinica disponibile per valutare il caso con i suoi esperti, e sabato 23 luglio è stata presentata una denuncia querela presso i Carabinieri di Formia.

“Si chiede all’autorità giudiziaria – spiega Studio3A – di disporre tutti gli accertamenti per chiarire le cause del decesso e accertare eventuali responsabilità di natura anche penale dei medici che hanno avuto in cura la paziente, con particolare riferimento a chi avrebbe dovuto attuare tutti gli gli accertamenti diagnostici previsti in casi di dolore toracico diffuso all’arto superiore sinistro, che invece non sarebbero stati effettuati, o solo in parte, essendo stata invece attribuita tale sintomatologia all’infezione da virus Covid-19. Il marito ha anche già autorizzato, anzi richiesto espressamente, che la salma della moglie venga riesumata per poter procedere al fondamentale esame autoptico”.