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Scuola, il giorno della mobilitazione: lezioni a rischio e insegnanti in piazza a Roma

Il mondo della scuola scende in piazza. Oggi, a Roma, nella centralissima piazza Santi Apostoli, docenti, dirigenti scolastici e personale Ata hanno protestato contro le novità introdotte dal Governo con il Decreto Legge 36. A rischio il regolare svolgimento delle lezioni scolastiche. Decine i pullman arrivati nella Capitale questa mattina, per il primo sciopero corale del settore dal 2015.

Alle 10 la piazza era già piena per la protesta indetta da FLC CGIL, CISL Scuola, UIL Scuola, SNALS. Il principale motivo del sit-in è la decisione imposta dal governo di modificare le regole per diventare insegnanti di scuole medie e superiori. I sindacati l’hanno definita “un’invasione di campo in materie come salario e carriera, che sono di esclusiva competenza della contrattazione”.

Con il decreto legge in fase di conversione in Senato, diventa più lungo il percorso per arrivare in cattedra. Sarà infatti necessario acquisire 60 crediti universitari – e non più gli attuali 24 – durante la magistrale o negli ultimi due anni della laurea a ciclo unico. Per ottenere l’abilitazione sarà poi necessario superare la prova finale del percorso.

Il decreto legge 36 introduce anche concorsi annuali per diventare insegnati, composti da una prova scritta, una orale e infine la valutazione dei titoli. “Quella disegnata dal decreto – spiegano i sindacati – è una formazione per nulla condivisa e calata dall’alto, inoltre è finanziata da un cospicuo taglio del personale”. Il fronte sindacale è compatto come lo era stato nel 2008 e nel 20015. Oggi chiede anche maggiori garanzie per i precari e il rinnovo del contratto di categoria.

Spiegano ancora i sindacati: “Lo sciopero avrà un’alta adesione perché le ragioni della protesta sono motivate: il governo sceglie di costruire una formazione per pochi, finanziata con il taglio degli organici. In più si umiliano i precari con un nuovo sistema di reclutamento e gli si nega l’abilitazione. Un intervento da respingere, che io non chiamo nemmeno la riforma. Viene tradito il Patto per la scuola. Il contratto poi è scaduto da tre anni e ci aspettiamo un investimento serio per il rinnovo contrattuale: le risorse stanziate non bastano anche dato l’impegno della scuola tutta negli anni della pandemia. Evidenziamo l’inadeguatezza del governo rispetto alle esigenze della scuola”, dice Francesco Sinopoli che guida la Flc Cgil”.