Home NOTIZIE ATTUALITÀ Video hard alla Roma, ascoltata la dipendente: “Umiliata, faccio tutti i nomi”

Video hard alla Roma, ascoltata la dipendente: “Umiliata, faccio tutti i nomi”

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La dipendente licenziata dalla Roma Calcio a seguito della diffusione di un video hard ha espresso il suo dolore per l’umiliazione subita e ha testimoniato davanti al procuratore federale Chiné. Il video, rubato dal suo telefono, ha scatenato un’inchiesta che coinvolge anche i dirigenti del club giallorosso. La coppia coinvolta nel video ha raccontato la propria verità, sottolineando la mancanza di azioni punitive verso chi ha violato la loro privacy. L’inchiesta potrebbe portare a conseguenze legali per i responsabili e ha sollevato preoccupazioni sul clima lavorativo all’interno del club.

Caso del video hard alla Roma, la testimonianza della dipendente

La giovane dipendente e il suo fidanzato, entrambi licenziati a seguito dello scandalo del video hard, hanno testimoniato davanti al procuratore federale Chiné, fornendo dettagli scioccanti sulla loro esperienza.

Dopo la diffusione del video, hanno affermato di aver vissuto mesi di terrore e umiliazione, con atteggiamenti sessisti e discriminazioni sul posto di lavoro.

L’inchiesta, ora allargata anche ai dirigenti del club, potrebbe avere conseguenze legali per coloro che hanno violato la privacy della coppia e ha sollevato interrogativi sul clima lavorativo alla Roma Calcio.

I punti chiave

“Un’umiliazione continua, patita per mesi e ora dopo la bomba mediatica soffro ancora di più, perché sono diventata bersaglio di tutta Italia” avrebbe affermato la 30enne in Procura.

La donna, che ha parlato di una vita stravolta, potrebbe fare i nomi di tutte le persone coinvolte. Le motivazioni del licenziamento, “incompatibilità ambientale”, sono un elemento chiave che potrebbe investire la Roma non solo per responsabilità oggettiva, ma producendo sanzioni anche pesanti.

Secondo la coppia, nessun provvedimento è stato preso contro chi ha rubato il video, evidenziando una grave violazione della privacy. La giustizia sportiva potrebbe trasmettere il caso all’ordinaria, considerandolo un reato.

La testimonianza della ragazza ha rivelato poi il senso di disagio e le attenzioni indesiderate sul posto di lavoro, una volta resa nota la questione del video hard. Sullo sfondo il clima nervoso nella società, accentuato dalla gestione della nuova CEO che avrebbe portato un certo malcontento.