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Riconoscimento facciale allo Stadio Olimpico: ombre di un sistema che potrebbe essere esteso a tutta la Serie A

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Nel 2021 lo stadio Olimpico di Roma ha implementato un nuovo sistema di riconoscimento facciale dei tifosi, basato su un software denominato Reco Finder che fa capo a una società di Lecce, la Reco 3.26.

Il servizio, che sfrutta le potenzialità dell’intelligenza artificiale, è utilizzato al momento soltanto a Roma ma potrebbe essere presto introdotto in tutti gli stadi di Serie A, come affermato dal presidente della Lega Lorenzo Casini e dall’ad Luigi De Siervo, con il fine di debellare gli episodi di razzismo e violenza nelle strutture sportive. Tuttavia il tema è delicato e presenta diverse ombre: il progetto ha ricevuto l’approvazione del Garante della Privacy ma apre a molti dubbi in merito alla gestione dei dati raccolti, l’utilizzo che ne può esser fatto e l’assenza di una corretta e completa informazione a proposito fornita agli utilizzatori degli stadi, ovvero i tifosi.

Le ombre del riconoscimento facciale allo stadio Olimpico

Il sistema Reco Finder consente il riconoscimento automatico dei volti rispetto a una banca dati di soggetti fotosegnalati, al fine di identificare preventivamente i soggetti sottoposti a Daspo.

Nonostante le rassicurazioni da parte della società fornitrice e delle autorità, sono sorte controversie sul fatto che il sistema potrebbe essere utilizzato per altri fini oltre alla sicurezza durante le manifestazioni sportive.

A cosa serve davvero il riconoscimento facciale allo stadio?

In particolare, come riportato da Repubblica, la tecnologia dovrebbe aiutare a identificare soggetti che si rendono protagonisti di vari comportamenti antisportivi, come l’affissione di striscioni dai contenuti razzisti o violenti, così come addirittura segnalare, in base ai dati biometrici, le persone che “più probabilmente” potrebbero adottare comportamenti violenti.

Inoltre, le polemiche riguardo all’utilizzo del sistema di riconoscimento facciale Reco Finder all’Olimpico si concentrano sulla mancanza di comunicazioni ufficiali alle tifoserie sull’implementazione di questa tecnologia.

I sistemi simili adottati altrove

Utilizzare software per valutare il comportamento dei soggetti ripresi è una pratica contestata in base alle normative europee sull’intelligenza artificiale.

In questo senso l’AI Act, che va verso l’approvazione definitiva nel prossimo mese di aprile, proibisce esplicitamente il riconoscimento facciale sia per la schedatura di massa che per le operazioni di cosiddetta polizia predittiva, ovvero utilizzare gli algoritmi per quantificare la probabilità che un dato soggetto commetta un reato.

Sebbene alcune eccezioni consentano il monitoraggio facciale in situazioni di pericolo (basti pensare agli eventi pubblici di grossa portata, o i controlli negli aeroporti), all’Olimpico manca la condizione di un rischio continuo e persistente di violenze e disordini. L’impressione è che, in un terreno ancora in cerca di confini sicuri, questo “occhio tecnologico” sempre vigile sui tifosi all’Olimpico si sia aperto sfruttando un vulnus legislativo e che il futuro del sistema sia tutto da definire.