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Processo sull’omicidio di Serena Mollicone, i dubbi sul caso dopo la testimonianza del medico legale

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Nel corso del processo di secondo grado per l’omicidio di Serena Mollicone, il medico legale Luisa Regimenti ha fatto delle rivelazioni di rilievo. Secondo la consulente della famiglia Mollicone, la giovane avrebbe potuto essere salvata se fosse stata soccorsa tempestivamente. La causa della morte di Serena è stata identificata come asfissia, derivante da un trauma cranico con edema cerebrale.

Le rivelazioni su Serena Mollicone

La testimone ha dichiarato che Serena ha trascorso diverse ore in una situazione critica, tra le 3 e le 6 ore, prima di morire, con un cerotto che le ha ostruito le vie respiratorie. Questa testimonianza ha sollevato interrogativi sulla mancata assistenza immediata che avrebbe potuto salvare la vita della giovane.

I dubbi sul luogo del ritrovamento

Regimenti ha indicato che Serena è deceduta il 1 giugno, in un lasso di tempo compreso tra le 11.30 e le 20.30. La consulente ha messo in discussione il luogo del ritrovamento del corpo, il bosco di Fonte Cupa ad Anitrella, suggerendo che non ci sono prove sul corpo o sulle bende che possano collegarsi al luogo del presunto delitto.

La leggerezza della vittima, con un peso di 40-45 kg, ha sollevato interrogativi sulla possibilità che sia stata trasportata nel bosco da una o due persone.

Regimenti ha anche aggiunto un dettaglio importante alla sua testimonianza, affermando che, secondo la misurazione delle ossa effettuata dal radiologo, “Serena era alta da 160 a 161 centimetri”. Queste nuove informazioni forniscono ulteriori elementi per comprendere le circostanze legate alla tragica morte di Serena Mollicone nel 2001.

L’omicidio di Serena Mollicone

L’omicidio di Serena Mollicone, avvenuto il 1 giugno 2001 ad Arce, provincia di Frosinone, è un caso irrisolto. Serena, una diciottenne del liceo socio-psico-pedagogico “Vincenzo Gioberti” di Sora, scomparve quel giorno dopo aver effettuato un esame radiografico all’ospedale di Isola del Liri.

Acquistò cibo e fu avvistata per l’ultima volta in piazza Umberto I ad Arce. Non tornando a casa, le ricerche iniziarono, e due giorni dopo, il 3 giugno, venne trovata morta da una squadra della Protezione civile nel boschetto di Fonte Cupa ad Anitrella, a 8 km da Arce.