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Nel Lazio lavoro sempre più precario: la denuncia di Uil

Nel Lazio il lavoro è sempre più precario, è la denuncia di Uil. Dei 733 mila nuovi contratti registrati nei primi nove mesi del 2023, l’81% ha una durata determinata, mentre solo il 19% è a lungo termine. Questo dato è superiore alla media nazionale, dove i contratti precari costituiscono il 79% del totale (6,27 milioni).

La Lombardia si distingue come la regione più virtuosa, con 1,15 milioni di nuovi contratti, di cui il 26% è stabile e il 74% è atipico. Situazioni simili si riscontrano anche in Piemonte e Veneto, seppur con un numero inferiore di nuovi contratti complessivi. Al contrario, Valle d’Aosta, Molise e Basilicata occupano le ultime posizioni, con rispettivamente 19,8 mila, 21,6 mila e 47,2 mila nuovi contratti. Questi dati emergono da un rapporto periodico redatto dalla Uil Lazio e dall’istituto di ricerca Eures.

Lavoro nel Lazio, cosa cambia

Nel confronto tra i primi nove mesi del 2023 e lo stesso periodo dell’anno precedente, nel Lazio si registra una crescita dell’1,1% nelle attivazioni dei nuovi contratti (+7,8 mila contratti), principalmente guidata da forme di lavoro atipico e precario. In questo periodo, i contratti a tempo indeterminato subiscono una diminuzione del 9,5% (-11,5 mila attivazioni). Il settore dei servizi è particolarmente penalizzato, nonostante sia considerato il traino dell’economia laziale, in quanto assorbe il maggior numero di lavoratori. Nei primi nove mesi del 2023, si contano circa 653 mila nuovi contratti nel settore dei servizi, rispetto a soli 79,8 mila nel comparto industriale (di cui 32,1 mila nel manifatturiero e 47,7 mila nel comparto edile).

E’ nei servizi che la precarietà assume proporzioni preoccupanti: nel terzo trimestre del 2023, i contratti stabili rappresentano solo il 16,6% delle attivazioni, registrando una netta flessione rispetto al periodo precedente (gennaio-settembre 2022), quando i contratti a tempo indeterminato e quelli di apprendistato costituivano il 18,2% del totale.

Sebbene il comparto industriale registri un minor numero di attivazioni, l’occupazione risulta più stabile. Il 38,4% dei nuovi contratti nel settore sono a tempo indeterminato o di apprendistato, percentuale che sale al 43,6% considerando solo l'”industria in senso stretto”.

Il segretario generale della Uil Lazio, Alberto Civica ha commentato in merito: “Ciò significa che il comparto va potenziato il più possibile e in quest’ottica diventano ancora più inammissibili le vicende di Fiorucci, Stellantis, Gucci o altri grandi marchi che ultimamente stanno puntando su prepensionamenti o trasferimenti in altra sede. Se c’è un settore che più di altri punta sui contratti a tempo indeterminato, allora va difeso perché garantisce un’occupazione stabile e quindi con piu tutele. Ma il maggiore sforzo va fatto per migliorare salari, condizioni di lavoro e ridurre precarietà nel mondo dei servizi che assorbe la fetta piu cospicua di lavoratori e che, purtroppo, risente di una retribuzione nettamente inferiore e di una tipologia lavorativa che non potrebbe nemmeno essere considerata tale. Perché non è certo lavoro ottenere uno o due contratti a settimana o addirittura al mese”.