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Scandalo del Sindaco Tidei a Santa Marinella: il consigliere Angeletti indagato per revenge porn

tidei santa marinella
Pietro Tidei - immagine profilo Facebook

Il Tideigate, uno scandalo dai contorni a luci rosse esploso a Santa Marinella vicino Roma si arricchisce di nuovi sviluppi che gettano ulteriore luce sulla complicata tela di eventi. Il consigliere comunale, Roberto Angeletti, è stato ufficialmente incriminato per Revenge Porn, in seguito alle indagini scaturite da una denuncia presentata dal sindaco Pietro Tidei.

Le indagini sullo scandalo del sindaco Tidei

La Procura della Repubblica di Civitavecchia ha concluso le indagini, derivanti da una denuncia interna, che hanno portato all’accusa ufficiale nei confronti di Angeletti.

L’inchiesta ha rivelato la divulgazione di video a sfondo sessuale riguardanti il sindaco, filmati durante un’indagine parallela indipendente dal caso iniziale.

Cosa era successo fra Tidei e Angeletti

La storia ha inizio due anni fa, quando Tidei denunciò per tentata corruzione due consiglieri, Fabrizio Fronti e Roberto Angeletti, un dipendente comunale e l’imprenditore Fabio Quartieri.

L’accusa riguardava un presunto complotto ai danni del sindaco per far cadere l’amministrazione in anticipo. Dopo un’indagine protratta, i quattro sono stati recentemente rinviati a giudizio per tentata corruzione dal tribunale penale di Civitavecchia.

Ma il sipario non è calato: immediatamente dopo, Tidei ha presentato una nuova denuncia, questa volta per Revenge Porn, collegata alla diffusione di video espliciti.

Gli sviluppi delle indagini

Il nuovo sviluppo delle indagini ha portato a quattro persone coinvolte nell’accusa di “pubblicazione arbitraria di atti di un procedimento penale”.

Due giornalisti di un quotidiano milanese, autori di numerosi articoli basati sulle intercettazioni consegnate per errore dalla Procura al consigliere comunale, sono tra gli indagati.

Al centro di questa intricata vicenda c’è Roberto Angeletti, ex alleato di Tidei ora seduto tra gli oppositori. Angeletti ha diffuso materiale coinvolgente, trascinando persone estranee alla questione giudiziaria.

Il giudice delle indagini preliminari, Matteo Ferrante, ha respinto la richiesta di sequestro del video, delineando una nuova pagina di questa complessa vicenda politica e giudiziaria.