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Bombardamento di San Lorenzo, cos’è successo il 19 luglio 1943 a Roma

Il 19 Luglio 1943, alle ore 11.03, un evento tragico si abbatté sulla città di Roma quando l’aereo “Lucky Lady” sganciò le prime bombe sulla zona dello scalo merci di San Lorenzo e altri punti strategici. I 662 bombardieri statunitensi, con l’accompagnamento di 268 caccia, avevano l’obiettivo di colpire lo scalo ferroviario di San Lorenzo, importante nodo viario, ma i piani cambiarono durante il volo.

L’ordine fu dato di mirare alle nubi di polvere, al fumo e agli incendi, ma ciò causò un allargamento dell’area colpita. Ad ogni passaggio aereo, grappoli di bombe colpirono pesantemente il quartiere e giunsero fin sulla Piazzale del Verano. La Basilica Paleocristiana di San Lorenzo e le tombe del Cimitero subirono gravi danni, mettendo fine all’illusione di inviolabilità della città eterna.

Una ferita ancora aperta

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Quel tragico raid aereo del 19 luglio segnò profondamente Roma e lasciò una ferita ancora visibile nell’anima della città. La commemorazione di quell’evento è rimasta viva nel corso dei decenni, con cerimonie e commemorazioni che si sono susseguite ininterrottamente. Anche oggi, mercoledì 19 luglio, il sindaco di Roma Roberto Gualtieri e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ricorderanno l’evento a 80 anni di distanza.

San Lorenzo fu uno dei quartieri più colpiti, con una devastazione terribile: 717 persone persero la vita e altre 4.000 rimasero ferite. Ma la tragedia coinvolse anche altri quartieri, tra cui Tiburtino, Prenestino, Casilino, Labicano, Tuscolano e Nomentano, che subirono bombardamenti simili. In totale, si contò un bilancio di 3.000 morti e 11.000 feriti per tutta la città. Diecimila abitazioni furono distrutte, lasciando 40.000 cittadini senza un tetto sopra la testa.

Il 4 giugno 1944, la Capitale fu bombardata altre 51 volte prima della vera e propria liberazione. Gli obiettivi dei cacciabombardieri americani erano principalmente concentrati sullo scalo ferroviario di San Lorenzo, considerato uno snodo cruciale per le vie di comunicazione, specialmente per scopi militari.

Il caos del bombardamento portò alla caduta delle bombe in diverse zone della città. Vicino a San Lorenzo, la semoleria Cecere fu quasi completamente distrutta dall’attacco. Per anni, gli scheletri degli edifici distrutti rimasero lì, a testimoniare le tristi conseguenze del 19 luglio, fino a quando la città subì una trasformazione urbanistica per curare le ferite al tessuto urbano e sociale.