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Riccardo Cacchione, tassista e sindacalista incatenato di fronte a Palazzo Chigi, al telefono per RadioRoma

L’intervista integrale per RadioRoma di Riccardo Cacchione, tassista e sindacalista di Usb, che fino a ieri sera, assieme ad altri sindacalisti, era incatenato davanti Palazzo Chigi per chiedere lo stralcio dell’art. 10 del ddl concorrenza.

Riccardo Cacchione, tassista e sindacalista di Usb

Si riporta l’intervista integrale per RadioRoma di Riccardo Cacchione, tassista e sindacalista di Usb, che fino a ieri sera, assieme ad altri sindacalisti, era incatenato davanti Palazzo Chigi per chiedere lo stralcio dell’art. 10 del ddl concorrenza. La discussione era prevista per il prossimo lunedì, ma Riccardo racconta che “ieri sera ci hanno detto che lunedì non ci sarebbe stata questa discussione in commissione. Allora ci siamo fermati per decidere le nuove lotte che porteremo avanti e le nuove pratiche.”

Per prima cosa, come sta?

Bene, ma più che altro è lo stress e quasi l’insolazione che con questo caldo era quasi inevitabile. Ieri sera ci hanno detto che tanto lunedì non ci sarebbe stata alcuna discussione in commissione. Allora ci siamo fermati per decidere le nuove lotte che porteremo avanti e le nuove pratiche perché la partita ancora non è chiusa. Ci siamo confrontati con chi, come noi, aveva rigettato l’ipotesi della viceministra delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, Teresa Bellanova, e abbiamo deciso di sciogliere quel presidio e decidere come procedere. Siamo in una situazione che ad ottobre non avremmo neanche potuto immaginare e adesso forse siamo vicini a portare a casa i primi risultati. Poi facciamo gli scongiuri e vediamo che succede.

Gli altri sindacalisti come stanno?

Gli altri tutti bene, stanchi, ma soddisfatti. Quella catena che ci teneva legati tra noi è l’insieme di tutta un’intera categoria, tranne qualche minoranza che è quella che ha fatto quei gesti disgustosi durante la manifestazione da cui noi abbiamo preso le distanze. In generale è una categoria unita come quella catena. È importante che in questa situazione noi restiamo uniti e… forse uniti possiamo battere anche il drago.

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Cosa mi dice alla luce degli eventi accaduti ieri? C’è chi dice che voi siate una “casus belli”.

La caduta del governo di sicuro non è ascrivibile a noi,  non siamo così forti. È un elemento che all’interno della vertenza che stiamo portando avanti introduce elementi positivi per certi versi. Ci permette di continuare a lottare per una prospettiva positiva perché è chiaro che ancora più di prima lo stralcio dell’articolo 10 è sicuramente il nostro obiettivo e dovrebbe esserlo anche per gli utenti che si rivolgono al nostro servizio. Noi comunque continueremo a stare attenti. Questa crisi introduce degli elementi di modifica dell’iter stabiliti parlamentari. Quindi la discussione in commissione probabilmente, anzi sicuramente, non ci sarà. Così come ha confermato anche qualche parlamentare. A questo punto si tratta di ricaricare le forze perché lo sforzo è stato tantissimo, di mantenere quella chiarezza al nostro interno che è fondamentale. L’obiettivo era e resta lo stralcio dell’articolo 10 del ddl concorrenza senza nessuna mediazione a riguardo. Non deve esserci la trasformazione di una cosa che è e deve rimanere un servizio pubblico. Aspettiamo anche con molto interesse la pubblicazione in definitiva dell’inchiesta del Guardian e dell’Espresso. Alcune cose noi già le conoscevamo, su alcune cose abbiamo addirittura anche partecipato. Il problema è che questo rende evidente l’esigenza che la politica sia chiara nel non avere interlocuzioni con queste società, come Uber, e che la speculazione finanziaria che c’è alle loro spalle può arrivare dappertutto. Con il servizio pubblico, però, non dovrebbe interferire.

Voi, come Usb, avete partecipato anche ad altre proteste al di fuori della questione Taxi che riguardavano il ddl concorrenza, giusto?

Sì, noi come organizzazione sindacale abbiamo partecipato non solo alle proteste sulle questioni dei taxi, ma all’inizio abbiamo partecipato alle proteste in generale perché il ddl concorrenza è un attacco complessivo ai servizi pubblici, a partire dall’acqua. Ricordiamoci che una parte della questione riguardava addirittura i servizi idrici nonostante c’era stato già un referendum. Attacca anche i trasporti locali in senso generale e nello specifico quelli non di linea come noi. È una lente attraverso la quale Draghi vuole trasformare complessivamente la società. L’intenzione è praticamente quella di stravolgere completamente i servizi pubblici. Nel caso nostro è ancora più assurdo. Noi siamo un servizio pubblico svolto da soggetti privati che garantisce il diritto alla mobilità che va visto come interesse complessivo. Siamo all’interno della 146, quindi non si capisce perché noi siamo all’interno del concorrenza. Abbiamo una tariffa amministrata, orari organizzati, turni di lavoro scritti dai comuni.

… questo da anni ormai!

Per forza, fa parte della legge. La nostra tariffa, che spesso qualcuno considera troppo onerosa, non la decidiamo noi. La tariffa viene decisa secondo quattro parametri fissati dal ministero dei trasporti. Tanto è vero che a Roma per avere un adeguamento dopo 12 anni noi come USB siamo dovuti ricorrere prima al Tar e poi al Consiglio di Stato e l’adeguamento non è stato neanche lo stesso indicato dall’ISTAT. Quindi come fai con meccanismi del genere a parlarmi di concorrenza? Che tipo di concorrenza potrebbe esserci in questo senso? Metterci nel concorrenza significa oggettivamente tirarci fuori dalla natura di servizio pubblico. Io sono un privato che svolge un servizio di interesse collettivo e che viene gestito in tutto e per tutto dall’ente locale. Quindi in questo senso non ha nessun senso appunto parlare di concorrenza.

E la concorrenza di cui si parla qual è?

E una concorrenza di tipo sleale. Abbiamo concorrenza da soggetti che fanno intanto della trasformazione e dell’abolizione delle regole la loro strategia, lo dicono nelle interviste che rilasciano. Poi lasciamo perdere l’aspetto dell’evasione fiscale perché su quello che l’Italia dovrebbe essere in prima fila a contrastare società di questo tipo. Basta pensare che sull’evasione fiscale ci sono studi internazionali pubblicati dalla Cictar – Centre for International Corporate Taxi Accountability and Research – dove Uber ha in Italia un’evasione fiscale pari circa il 10% del prodotto della spesa sanitaria o al 15% della spesa per l’istruzione. Parliamo di 14 miliardi di euro.

Voi, tra l’altro, fornite un servizio diverso rispetto ad Uber.

Certo, infatti il parametro per misurare l’assurdità è proprio quello. Dopo le 22, per le donne sole, secondo il regolamento comunale faccio il 10% di sconto. Nel momento in cui sale la domanda di alcuni soggetti di alcune categorie più deboli noi abbassiamo la tariffa. Se io porto una persona all’ospedale faccio il 10% di sconto. Invece Uber in alcuni momenti moltiplica per quattro, per sei, per 8 la tariffa. Alcune volte basta anche una partita di calcio o una situazione come la rottura di una metro o, come è successo in Francia al Bataclan, dove mentre i tassisti portavano gratis la gente in ospedale, questi moltiplicavano la tariffa per 5. Questo significherebbe però abolire un concetto che è insito nel taxi di rivolgersi all’utenza indifferenziata.

Siete soddisfatti dei risultati ottenuti fino ad ora in virtù della protesta che comunque continuate a portare avanti?

Non abbiamo vinto, lo sappiamo da soli che non abbiamo vinto. Abbiamo fatto un altro passetto. Siamo riusciti ad imporre la posizione dei lavoratori almeno fino ad oggi e bisognerà vedere se verremo asfaltati o se riusciremo a far valere i nostri diritti. A noi quello che interessa non è avere una corporazione che fa i propri interessi, noi siamo convinti che sia legittimo e corretto difendere l’interesse dei lavoratori perché questo fa parte del lavoro delle organizzazioni sindacali. Bisogna difendere i diritti dei lavoratori e questo ce l’ha detto anche qualche parlamentare e le delegazioni dei lavoratori che ci sono venuti a trovare. Poi c’è anche un’ulteriore problema: noi siamo un servizio pubblico e insieme ai nostri interessi tuteliamo e garantiamo i servizi essenziali e quindi garantiamo l’utenza. Garantiamo che all’utenza non sia sottratto un diritto che è quello alla mobilità che è fondamentale.

Termovalorizzatore, ddl concorrenza e taxi. Tanti temi, unico denominatore: Palazzo Chigi