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Roma ricorda Nino Manfredi nel centenario della nascita

Nino Manfredi

Quando si pensa a Roma, si pensa all’arte, al cinema, alla musica, al teatro che l’hanno vista protagonista. Oggi un’icona della comicità italiana, un poeta, un artista della romanità dell’epoca avrebbe compiuto cento anni. Il 22 marzo 1921 nasceva Saturnino Manfredi, detto Nino: nato a Castro dei Volsci, un piccolo paese della Ciociaria all’epoca in provincia di Roma, le sue origini contadine hanno significato molto per lui. L’impegno e il sacrificio caratterizzavano tutto ciò che faceva. La sua adolescenza non è stata per lui molto semplice: dopo aver contratto la tubercolosi è rimasto a lungo in sanatorio, dove ha imparato a suonare il banjo che aveva costruito con le sue mani. Si laureò in giurisprudenza, traguardo che raggiunse solamente per compiacere i suoi genitori che lo volevano avvocato.

La sua vera passione? La si vedeva dalle serate passate a recitare in un teatro parrocchiale. Nel ’47 si diplomò all’Accademia d’Arte Drammatica ed esordì sul palco al Teatro Piccolo di Roma quello stesso anno sotto la direzione del suo maestro nonché mentore, Orazio Costa, regista teatrale, nella compagnia Maltagliati – Gassman. Tra il 1952 e il 1953 lavorò con il grande Eduardo De Filippo, collaborando con lui per la messa in scena al Teatro Eliseo di Roma di tre atti unici scritti dallo stesso Eduardo. Recitò a fianco di attori di fama mondiale, come Bice Valori, Delia Scala o Aldo Fabrizi.

Ottenne un enorme successo televisivo in “Canzonissima 1959”, successo che proseguì con l’interpretazione di vari ruoli come quello di Gino Girolimoni nel film “Girolimoni, il mostro di Roma”.
In poco tempo la sua carriera spicca il volo. Si vede il Nino attore, sceneggiatore, regista e cantante. La sua versione di “Tanto pe’ canta’” di Ettore Petrolini è il simbolo della sua immensa capacità sia nel canto che nella recitazione. Lo stesso Nino ha trasformato questa canzone in un pezzo da teatro, calandosi pienamente nella parte del protagonista, da attore qual era. La sua carriera da attore lo portò ad ottenere cinque Nastri d’Argento e cinque David di Donatello.

Una sua celebre frase ricorda con quale cura lui studiava i suoi personaggi: “Conta prima la mimica, poi la parola: questo non lo insegna più nessuno”. Il suo ultimo ruolo in La fine di un mistero diretto da Miguel Hermoso gli valse il Premio alla carriera intitolato a Pietro Bianchi.

Gli ultimi anni furono per lui tutt’altro che semplici. Colpito da un ictus nel luglio del 2003, morì il 4 giugno 2004. La moglie gli è stata a fianco fino alla morte, dopo un matrimonio durato 49 anni.
Ad oggi Nino Manfredi è molto più di quel Geppetto che lui stesso ha interpretato nel 1972 in Le avventure di Pinocchio, di Luigi Comencini. È diventato un simbolo del cinema italiano, un artista la cui professionalità è diventata un modello da imitare.