Home NOTIZIE ATTUALITÀ Quindici anni dal terremoto dell’Aquila, il ricordo di Rocca

Quindici anni dal terremoto dell’Aquila, il ricordo di Rocca

Come ogni anno l’Aquila ricorda le vittime del terremoto del 2009. Anche ieri sera, nel cortile centrale di Palazzo di città, un raggio di luce si è acceso, illuminando la notte del ricordo nel 15/o anniversario del terremoto del 6 aprile 2009, che ha causato la perdita di 309 vite e ha sconvolto la vita del capoluogo abruzzese e di altri 55 comuni in Abruzzo.

Un momento di riflessione e raccoglimento con una fiaccolata che ha attraversato la città, toccando i luoghi più colpiti dalla scossa, avvenuta alle 3.32 della notte del 6 aprile. L’appuntamento, nel corso degli anni, ha subito cambiamenti ed evoluzioni nella sua forma, ma non ha mai smesso di rappresentare un momento di condivisione e di speranza per una comunità che guarda al futuro senza dimenticare il passato.

Terremoto dell’Aquila, il ricordo di Rocca

Quindici anni dal terremoto dell’Aquila, al tempo Francesco Rocca, ora presidente della Regione Lazio, era commissario straordinario della Croce Rossa italiana e ha vissuto sulla propria pelle i primi tragici momenti del sisma.

Così Rocca ha ricordato sui social il sisma: “Il 6 aprile 2009 L’Aquila e i 56 borghi del cratere furono sconvolti da una scossa di magnitudo 6.3: centinaia i morti, migliaia i feriti e gli sfollati. Il cuore dell’Italia fu spezzato. Ho ricordi carichi di emozione: ero lì, sin dalle prime ore. Ho potuto toccare con mano la straordinaria resilienza della popolazione e la grande generosità dei soccorritori, delle Forze dell’Ordine, dei volontari accorsi da tutto il Paese”.

Ha aggiunto Rocca: “Insieme ai colleghi Presidenti di Regioni del Centro Italia e al Commissario Straordinario Guido Castelli, stiamo lavorando affinché vi siano tempi certi di ricostruzione in ogni territorio colpito da un evento sismico, come è accaduto anche nella nostra Amatrice. Lo dobbiamo alle nostre comunità colpite quella notte. Lo dobbiamo a chi non ce l’ha fatta. Lo dobbiamo alle generazioni future di quelle terre”, ha concluso.