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“Mal di scuola”, 1 adolescente su 8 apprezza molto la scuola

Si soffre per il ritorno a scuola dopo la pausa per le festività e questa sorta di malessere si manifesta con stress e ansia da prestazione

Qui il servizio realizzato per la puntata di Punto di Rottura del 3 aprile 2024.

Si chiama “Mal di scuola” e riguarda 6 studenti su 10. Si soffre per il ritorno in classe dopo la pausa per le festività e questa sorta di malessere si manifesta con stress e ansia da prestazione. I ragazzi lo vivono come una sorta di “trauma”, lì dove però il sentimento dovrebbe essere opposto, ossia voglia di tornare tra i compagni e desiderio di imparare cose nuove.

Dov’è l’origine del problema quindi? Secondo uno studio dell’Istituto superiore di sanità – che ha coinvolto 89mila ragazzi di 11, 13 e 15 anni, provenienti da tutte le regioni, per un totale di oltre 6.000 classi e più di 1.800 istituti scolastici – il 60% degli intervistati si sente abbastanza o molto stressato dall’impegno scolastico. L’ansia cresce con l’età e a soffrirne di più sono le femmine: secondo i dati a 11 anni questo “mal di scuola” colpisce il 46% dei maschi e il 48% delle femmine, a 15 anni il dato arriva al 60% tra i maschi e al 78% tra le femmine.

La carenza principale all’origine di questo malessere è una carenza “di sistema”, cioè 1 adolescente su 8 dichiara di apprezzare molto la scuola. Tradotto, uno scarsissimo godimento che porta l’apprezzamento della nostra scuola molto al di sotto della media europea.

Ma da cosa dipende tutto questo? La questione non è legata solo alle pressioni accademiche, ma è molto più ampia.

Mal di scuola, tra pressioni accademiche e dinamiche sociali

“La ricerca condotta dall’Istituto superiore di sanità ha rilevato che sei studenti su dieci vivono ansia e stress significativi al ritorno a scuola dopo le vacanze. Questi sentimenti non derivano solo dalle pressioni accademiche, ma anche dalle dinamiche sociali complesse sia dentro che fuori le aule – dice ai microfoni di Radio Roma Cristian Romaniello, psicologo e autore -. Nel mondo attuale i giovani sono costantemente esposti ai social media, ad una realtà che implica una continua valutazione in confronto con gli altri. Questa esistenza sotto i riflettori genera una profonda ansia da prestazione che invade non solo le loro vite digitali, ma anche la realtà quotidiana inclusa la scuola.”

L’evoluzione del contesto scolastico è necessaria, ora più che mai, soprattutto in termini di inclusività. “La scuola dovrebbe in qualche modo rappresentare un luogo di rifugio, di crescita dove gli studenti si sentano accettati e valutati non solo per i loro risultati accademici, ma anche per la loro interezza come individui – continua Romaniello -. In questo spazio ogni studente dovrebbe avere l’opportunità di esprimere i propri talenti, affrontare le proprie sfide in un ambiente di supporto e senza giudizio. Per raggiungere questo obiettivo è fondamentale che si rivedano i nostri metodi di insegnamenti e valutazione, integrando approcci che tengano conto del benessere emotivo degli studenti, oltre che del loro apprendimento accademico.”

“L’obiettivo migliore sarebbe quello di lavorare per costruire una comunità scolastica dove la fiducia, l’accettazione e l’integrazione siano alla base di ogni interazione. In altre parole prima di tutto dobbiamo togliere i nostri giudizi dal mondo dei giovani, avvicinarci a loro per capirli e metterli nelle migliori condizioni per svilupparsi come individui sereni e pronti alla vita.”