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The Passenger – Speciale Congo, Burundi e Ruanda

A The Passenger non rimaniamo indifferenti di fronte alla cruda realtà che sta investendo tre Paesi chiave nella geopolitica globale africana: il Congo, il Burundi e il Ruanda.

Durante la coppa d’Africa di calcio di quest’anno i calciatori della nazionale congolese mentre suonava il loro inno si sono tappati la bocca e hanno finto una pistola alla tempia con le dita. Lo stesso ha ripetuto il calciatore belga di origini congolesi Romelu Lukaku durante un’esultanza per un gol in Europa League con la maglia della Roma.

Cosa significa quel gesto? Su cosa volevano sensibilizzare questi calciatori? Lo spieghiamo insieme a Giusy Baioni, giornalista indipendente esperta di quella zona dell’Africa. La mano che tappa la bocca rappresenta il silenzio dei media di fronte alle violenze (la pistola alla tempia) che sta subendo la popolazione congolese in una regione orientale del Congo: il nord Kivu.

In quest’area si sta consumando una guerra atroce tra le forze regolari congolesi e l’M23, un esercito ribelle, per molti terrorista, che affonda le sue radici più profonde nel genocidio in Ruanda del 1994.

La situazione umanitaria della zona è disastrata, a dircelo sono dei membri di alcune organizzazioni e Onlus che operano nell’area per migliorare le condizioni di vita della popolazione. Tra queste interviene a The Passenger direttamente dal Congo Olimpia Sermonti di InterSos per poi vedere il testimone a Monica Di Vico di Amka Onlus.

Si parla di centinaia di migliaia di sfollati, persone senza accesso a cure mediche, medicinali, cibo e acqua. Donne violentate, uomini seviziati, bambini senza una scuola. Insomma c’è veramente da chiedersi come sia possibile il silenzio della comunità internazionale e dei media.

Le motivazioni dietro alla guerra in Congo spiegate a The Passenger

In studia arriva poi un volto noto a The Passenger che proprio in questi giorni ha viaggiato tra Burundi, Ruanda e Congo. Stiamo parlando del nostro esperto di storia Paolo Battaglia che ci racconta le tensioni avvertite sulla sua pelle in quest’area.

Dalla frontiera chiusa tra il Burundi e il Ruanda a un passaggio al confine difficoltoso con il Congo, Battaglia ci mostra ciò che ha visto con i suoi occhi e ciò ha dell’incredibile. Ci porta poi per mano in una delle tante riserve naturali congolesi a tu per tu come i gorilla di pianura. Questi esemplari ormai più unici che rari sono in pericolo così come il loro habitat.

L’estrazione mineraria di Coltan e di altri materiali pregiati presenti nel sottosuolo congolese portano infatti alla devastazione ambientale e a interessi stranieri i quali generano tensioni e dunque guerre.

Basti pensare l’UE ha recentemente chiuso un accordo per lo sviluppo del settore estrattivo ruandese anche se il Ruanda non possiede miniere importando gran parte dei materiali rivenduti in occidente direttamente dal Congo. Piccolo spoiler: la milizia M23 è poi supportata direttamente dal Ruanda ed è composta in prevalenza da membri di etnia Tutsi, presenti in larga misura nel tessuto sociale ruandese.

Battaglia poi a The Passenger ricorda il genocidio in Ruanda del 1994. Un inferno in terra causato da un odio interetnico generato artificiosamente dalle potenze coloniali che hanno governato questi Paesi fino agli ultimi decenni del secolo scorso: Belgio e Germania.

Lo fa portando le telecamere di The Passenger direttamente a Kigali, la capitale del Ruanda, una città iconica. È infatti una capitale ricca, moderna, piena di investimenti stranieri, ma che ancora porta le cicatrici del genocidio.

Per questo una visita al museo del genocidio era obbligatoria, così come lo era all’hotel des milles collines. Un luogo fondamentale per comprendere la storia dell’area e che ha ispirato il film hollywoodiano Hotel Quando, tratto da questa atroce storia vera.