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“Doppia diagnosi”, sfida per medici e famiglie: se ne parla in un dibattito online

È uno dei temi più controversi su cui negli ultimi anni si è sviluppato un acceso dibattito in ambito medico e scientifico: la doppia diagnosi, ovvero la definizione con cui l’Organizzazione Mondiale della Sanità indica la condizione di chi soffre di un disturbo mentale in comorbilità con abuso di alcol o sostanze stupefacenti, è il modo più corretto per raggruppare un gruppo alquanto eterogeneo di individui con esigenze complesse e una vasta gamma di problemi? E, soprattutto, questa etichetta permette di orientare i giusti approcci terapeutici per chi deve trattare pazienti con situazioni cliniche complesse caratterizzate da sintomi sovrapponibili e un alto rischio di ricadute?
Ad accendere l’attenzione su una questione tutt’altro che marginale è la crescita dei casi registrata negli ultimi tempi e destinata a diventare sempre più una sfida non solo per i medici ma anche per le famiglie e la società nel suo complesso. Per fare il punto sul fenomeno, questa sera venerdì 3 novembre 2023, alle ore 19, su ilfaroonline.it e sui canali facebook e youtube della testata giornalistica verrà proposto un dibattito con ospiti ed esperti per aiutare il pubblico a comprenderne la complessità e le possibili soluzioni: “L’attenzione a problematiche tanto diffuse quanto nascoste – spiega Angelo Perfetti, direttore della piattaforma multimediale -, è una mission che da anni è ‘nelle corde’ della nostra testata giornalistica, che non si limita alla sola cronaca e alla diffusione di comunicati stampa, ma cerca di essere un giornale protagonista di dibattiti, approfondimenti e iniziative che possano far crescere le nostre comunità e incidere sull’agenda politica, ai diversi livelli. In questa live affronteremo un tema di rilevante importanza e di crescente preoccupazione per il sistema sanitario al centro di molti autorevoli studi, a cominciare da un recente lavoro dell’Università degli studi di Padova (Dipartimento di Scienze politiche, giuridiche e studi internazionali), e per l’occasione si confronteranno diversi autorevoli interlocutori”. Alla live prenderanno parte la dott.ssa Roberta Bruzzone (criminologa tra le più preparate in Italia molto nota al grande pubblico per le sue molteplici partecipazioni televisive), il prof. Luigi Janiri (psichiatra), l’avv. Edoardo Albertario (penalista), la dott.ssa Rosa Sgambato (psicoterapeuta), il dott. Claudio Leonardi (Direttore Dipartimento Tutela delle Fragilità ASL Roma 2), che si confronteranno con il direttore Angelo Perfetti e la giornalista esperta del settore, Jusy Coppola.

Doppia diagnosi, la Carta dei Servizi

Esiste una Carta dei Servizi in Italia, che guida un approccio multiprofessionale alla diagnosi e al trattamento, ma nell’esperienza pratica è spesso disattesa. I servizi specialistici che si occupano di fasce d’utenza multiproblematiche o con situazioni di vita spesso e volentieri compromesse, molto frequentemente cadono nella trappola del pregiudizio e dello stigma, pensieri che si tramutano in azioni di rifiuto, abbandono o, come succede sovente, di delega a chi “presumibilmente” potrebbe essere più competente e all’interno di un servizio in cui l’offerta è, sempre “presumibilmente”, più coerente. Al Csm e ai SerD si aggiungono le competenze del Servizio Disabili Adulti, che ingarbuglia ancora di più la situazione. Per semplificare: “Il tossicodipendente spetta al SerD/Dipartimento Dipendenze, mentre il paziente psichiatrico spetta al Csm/Dipartimento salute mentale”. E così il rimbalzo di presa in carico può durare anni…
La storia clinica e le dimostrazioni scientifiche – chiarisce sempre il lavoro svolto dall’Università di Padova – hanno dimostrato come questo sia un pensiero molto resistente, seppur obsoleto e viene quindi da interrogarsi sulle motivazioni che rendono questa meccanica di approccio, ormai profondamente inadeguata, ancora così persistente. Un forte elemento di criticità ancor oggi evidente è dunque la scissione ancora presente per quanto riguarda la responsabilizzazione, da parte degli operatori dei servizi, rispetto alla presa in carico di una persona che presenta sia una dipendenza da sostanze, che un disturbo psichiatrico.

L’offerta delle Comunità

Ma il discorso è più ampio: sul piano del recupero, va anche affrontato il tema delle Comunità, che spesso – al di là di quanto scritto sulle pagine web di riferimento – non sono in grado di offrire ai pazienti (perché questo sono, e non altro) un vero percorso di recupero e di assistenza, poiché utilizzano standard afferenti o alla sola tossicodipendenza o all’aspetto psichiatrico. La mancanza di motivazione e di percorsi personalizzati sfocia in protocolli piuttosto sterili, oscillanti tra la rigidità e la permissività, senza trovare un punto di equilibrio e nuovi strumenti di dialogo e confronto per accompagnare ogni singolo caso in una direzione di uscita dal tunnel. Infine c’è il problema delle strutture che “rifiutano” i pazienti quando sembrano essere troppo problematici.
Infine sul piano sociale e culturale, bisogna indagare i fattori che contribuiscono all’abuso di sostanze, dallo stress psicosociale agli stati emotivi negativi, con particolare riferimento alle nuove generazioni. Unisciti a noi per una discussione approfondita che mira a gettare luce su questa complessa e sfaccettata questione.