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Roma, ristoratori disperati: 30 locali chiusi in una settimana. Altri 120 a rischio chiusura

Nell’ultima settimana 30 ristoratori hanno preferito tirare già le serrande dei propri locali. La casa? Il caro bollette. Secondo quanto ha stimato la Fiepet Confesercenti, la Federazione italiana degli esercenti pubblici e turistici, questa settimana sono 30 i locali che hanno chiuso, ma altri 120 sono a rischio entro fine mese.

«In trenta hanno già chiuso. Altri hanno prolungato le ferie. E 120, da qui a fine mese, sono a rischio di chiusura definitiva», ha detto Claudio Pica, presidente della Fiepet Confesercenti capitolina.

Ci sono dei locali storici che hanno dovuto prendere questa scelta. Come Settimio, il via del Pellegrino. Il locale era tanto amato da Sordi, Monicelli e Tognazzi. I rincari e gli aumenti dei costi delle materie prime hanno fatto sì che tante di queste attività dicessero basta prima che la situazione diventasse ancor più ingestibile. Anche gli affitti pesano su quelli che sono i bilanci di un’azienda di ristorazione.

«Solo per i prodotti di un’amatriciana ci volevano tre euro, oggi ne servono 5,50. Questo significa che mediamente un cliente, a meno di dodici euro, oggi un piatto simile fa fatica a trovarlo al ristorante» ha commentato ancora Pica. I primi risultati sono infatti stati i menù ritoccati al rialzo anche per piatti classici della cucina romana come amatriciana, carbonara e cacio e pepe. «Ma non c’è solo questo. Per i gelati la metà delle attività ha alzato il prezzo del cono piccolo, altri invece hanno ridotto le quantità di coni e coppette. Sui caffè, invece, ci aspettiamo ad ottobre che tutti i bar arrivino a un euro e venti centesimi per il classico espresso.»

Le soluzioni però quali sono? Le ha espletate ancora il presidente della Fiepet: : «Bisogna andare a rivedere le fasce orarie d’attività e nel frattempo offrire menù più stagionali, adattando le offerte commerciali su base settimanale – continua Pica – Oggi, per esempio, i funghi porcini si trovano. Ma se si trovano nel menù anche a giugno o a settembre di sicuro i prezzi devono aumentare». E di fatto il Campidoglio è attento su questo tema e sta tentando di trovare un modo per andare avanti. «Facciamo costanti incontri con le associazioni di categoria per capire come rispondere a questo fenomeno – commenta l’assessora alle Attività Produttive, Monica Lucarelli – Roma non può permettersi di far chiudere le sue attività storiche»