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    Lucha y Siesta, salva la casa che accoglie donne e minori in fuga alla violenza

    Lucha y Siesta è salva e continuerà a vivere, ad operare.
    La casa delle donne è salva, tutta intera: l’immobile di Via Lucio Sestio 10, nel quartiere Cinecittà di Roma, con il prato, l’orto, il patio, il magazzino diventato sartoria, la cucina, le stanze, la sala comune, i muri rosso mattone, lo spazio di condivisione, i servizi offerti. E’ salva la vita che ci scorre dentro, le attiviste, le operatrici, le donne vittime di violenze ospitate. Sono proprio queste ultime l’anima, il cuore e il senso di Lucha.

    La Regione Lazio si è aggiudicata l’immobile e da poche ore è stata data l’ufficialità, la Regione lo ha acquistato. Evento questo, in assoluta controtendenza là dove gli enti locali di solito vendono o svendono il patrimonio pubblico. Inizia ora per lo stabile, dopo molte polemiche e battaglie con il Comune di Roma, la partita più bella ossia quella che dovrà trasformare Lucha in un modello di gestione originale e inedito. Né pubblico né privato. autenticamente generativo e femminista.

    Lucia y Siesta ha una bella storia: la casa è stata fondata nel 2008 per accogliere donne e bambini che fuggono dalla violenza. Le operatrici del centro da tempo combattevano contro la volontà di Atac di vendere lo stabile e nella bagarre in cui era coinvolto il Campidoglio era intervenuta anche la Regione Lazio che si era impegnata pubblicamente a partecipare all’asta facendo un’offerta in modo tale da garantire che la casa rifugio potesse continuare a sopravvivere e a vivere. Da oggi dunque, una nuova vita e un nuovo inizio per Lucha.