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Roma, 20 arresti per traffico cocaina: a capo dell’organizzazione ex banda della Magliana

Venti persone sono state arrestate questa mattina nel corso dell’operazione Magliana Felix della guardia di Finanza di Roma. I militari stanno eseguendo l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip del Tribunale capitolino nei confronti dei 20 indagati per traffico di sostanze stupefacenti. A capo dell’organizzazione Roberto Fittirillo, 66 anni, ex appartenente alla banda della Magliana.

All’esito delle indagini, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Roma, gli specialisti del Gico del nucleo di polizia economico-finanziaria hanno smantellato un sodalizio dedito alla compravendita di ingenti quantità di cocaina. Le attività di monitoraggio hanno consentito di ricostruire la compravendita, in pochi mesi, di circa 120 kg di cocaina, per un valore stimato “al dettaglio” di oltre 5 milioni di euro.

Dalle accuse per omicidio al traffico di droga: il percorso criminale dell’ex banda della Magliana

Roberto Fittirillo, noto per i suoi trascorsi con appartenenti alla “Banda della Magliana” ed è stato coinvolto in varie inchieste giudiziarie e imputato nel processo seguito all’operazione “Colosseo”, dove fu accusato di concorso in diversi omicidi e traffico di droga.

Negli anni successivi, non sono emerse ulteriori vicende in cui Fittirillo sia risultato in collegamento con il mondo del crimine romano. Le odierne indagini hanno, invece, tratteggiato la figura di un personaggio che si è posto quale parte attiva e di notevole spessore nel settore degli stupefacenti.

Al Tufello la base logistica e di distribuzione della droga

Dal suo quartiere di origine, il Tufello, dove già vari collaboratori di giustizia della “Banda della Magliana” avevano all’epoca dichiarato che operasse, Fittirillo ha diretto e gestito una strutturata organizzazione articolata in due rami (la logistica e la distribuzione), che riforniva altri sodalizi attivi nella vendita all’ingrosso di droga nella Capitale.

L’aspetto logistico era gestito dal figlio Massimiliano Fittirillo (classe 1976) e dai complici Enrico Gentilezza (classe 1960) e Angelo Braccini (classe 1962), tutti destinatari del provvedimento cautelare. Al ramo della distribuzione spettava, invece, il compito di individuare gli acquirenti e contrattare le forniture. Questo fondamentale ruolo era demandato agli arrestati di oggi Alessio Marini (classe 1984), Stefano Rossetti (classe 1976) e Massimiliano Raguli (classe 1965), saltuariamente aiutati da D. P. (classe 1970). La complessa rete di connivenze comprendeva, inoltre, ulteriori personaggi – tutti acquirenti all’ingrosso e, pertanto, parimenti destinatari della misura cautelare in carcere – taluni dei quali già noti alle locali cronache giudiziarie.

Si tratta, in particolare, di Fabrizio Fabietti (classe 1977), arrestato dai Finanzieri del Gico nel novembre 2019 nell’ambito dell’operazione “Grande Raccordo Criminale” perché al vertice, con Fabrizio Piscitelli detto Diabolik, di un’autonoma organizzazione criminale dedita al narcotraffico.

Fabrizio Borghi (classe 1977), Daniela Viorica Gerdan (classe 1980) e Silvio Mancini (classe 1978), nel ruolo di corrieri della droga, Alessandro D’Inverno (classe 1973), Brian Leonardo Cespedes (classe 1990) e Michael Adriano Cespedes (classe 1992), questi ultimi due argentini di origine ma ormai stabilitisi a Ostia.

Nell’area del litorale operavano, infine, gli odierni arrestati Kevin Di Napoli (classe 1996), Alessandro Cerchi (classe 1987), Roberto De Pasquali (classe 1975), Adamo Castelli (classe 1967) e Nicolas Pasimovich (classe 1985).

Le indagini hanno restituito uno spaccato delittuoso di elevato livello, tecnologicamente al passo con i tempi e attrezzato per cercare di eludere le attività di prevenzione e repressione delle Forze dell’Ordine. Oltre all’utilizzo di utenze telefoniche riservate e munite di sistemi di criptaggio delle comunicazioni, la distribuzione della cocaina avveniva secondo un collaudato modus operandi finalizzato a frazionare le fasi della consegna e vanificare eventuali interventi repressivi. Gli acquirenti, infatti, venivano invitati a posteggiare l’autovettura nei pressi di un luogo convenuto, affinché i complici addetti alla logistica, una volta prelevate le chiavi del mezzo, potessero rifornirlo della partita di droga pattuita senza che i corrieri della droga, più esposti alle indagini, fossero direttamente coinvolti nello scambio.