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Non solo Roma – Puntata di Martedì 6 Febbraio 2024

Non solo Roma con Elisa Mariani – Puntata di Martedì 6 Febbraio 2024

Disordini al CPR di Ponte Galeria: aperta un’inchiesta dopo il suicidio di un 22enne

Ospite in collegamento Sabatino Mastronardi, Segretario Regionale Lazio del “Nuovo Sindacato Carabinieri”

Una domenica di disordini quella vissuta al Centro di permanenza per il rimpatrio (Cpr) di Ponte Galeria, all’estrema periferia di Roma, dove all’alba è stato trovato morto suicida un ventiduenne.

“Non ce la faccio più,
voglio tornare a casa. Restituite il corpo a mia madre”: questo il messaggio scritto dal giovane di origini africane sulla parete prima del gesto estremo: il 22enne si sarebbe impiccato alla grata esterna del reparto numero 5 del Cpr.

Da lì si sarebbe scatenato il caos: alcuni ospiti hanno tentato di sfondare una porta in ferro, lanciato sassi e pietre contro il personale e tentato di incendiare un’auto. Le forze dell’ordine hanno lanciato lacrimogeni per placare la protesta, sette gli agenti feriti. Solo nel tardo pomeriggio la
situazione è tornata alla normalità.

Vedi il servizio: Disordini al Cpr di Ponte Galeria

In tutto sono 14 le persone arrestate dalla Polizia di Stato e Carabinieri. Sono ritenute responsabili dei danneggiamenti e dei lanci di oggetti avvenuti durante la rivolta. Dovranno rispondere a vario titolo ed in concorso fra loro di resistenza e lesioni a pubblico ufficiale, danneggiamento e incendio doloso.

Sono ospiti di nazionalità marocchina, pakistana, guineana, cubana, cilena, senegalese, tunisina, nigeriana e gambiana: 6 dei quali provenienti dal Cpr di Trapani, lo stesso da cui proveniva il 22enne suicida.

Da una prima stima dei danni, come ha riferito la Questura, sono risultati abbattuti almeno 2 muri di separazione tra i settori, per i cui danneggiamenti sono state usate come arieti le cabine telefoniche.

Sono state distrutte le serrature di altre porte di sicurezza, oscurate e distrutte 8 telecamere di videosorveglianza, devastata la stanza usata dai carabinieri, distrutta e parzialmente incendiata un’auto della Polizia di Stato, oltre ad altri mobili e materassi.

Spreco alimentare, solo nel Lazio ogni anno 26kg di cibo buttato

Ospite in collegamento prof. Luca Falasconi, responsabile scientifico di “Waste Watcher International”

Gli italiani sono molto legati alla tradizione culinaria e il cibo è praticamente parte integrante della nostra storia, eppure sono anche coloro che sprecano moltissimo.

In occasione della “Giornata nazionale per la prevenzione dello spreco alimentare” si è calcolato quanto cibo finisce nella spazzatura nel nostro paese e, per essere ancora più specifici, nella nostra Regione: solo a Roma ogni anno si sprecano oltre 26 chilogrammi di cibo per abitante.

Un numero enorme, anche se è il 2,4% in meno rispetto alla media nazionale. I dati arrivano da Luca Falasconi, responsabile scientifico e coordinatore nazionale di Waste Watcher International e della campagna Spreco Zero, docente di Politica agraria dell’università di Bologna. Nel Lazio si sprecano, per l’esattezza, 26,68 chilogrammi di cibo all’anno per abitante.

Andando ancora di più nello specifico, in tutta la regione si butta il 20% in più di verdure rispetto alla media nazionale e il 16% in più di prodotti ortofrutticoli secchi, come noci e nocciole.

E sempre confrontando il Lazio col resto d’Italia, è qui che si sprecano parecchie specialità che si gustano a colazione+22% rispetto alla media nazionale.

Vedi il servizio: Spreco alimentare nel Lazio

Inaspettatamente a buttare più cibo sono le famiglie senza figli, che sprecano il 38% in più rispetto alla media regionale. Quelle con figli, invece, il 29% in meno.

La cosa sorprendente è che il “ceto popolare” disperde il 18% in più rispetto alla media del Lazio: “Questo denota che chi ha redditi più bassi fa acquisti di più bassa qualità che comportano un aumento dello spreco, la spinta inflattiva quindi non solo comporta un’alimentazione meno sana ma anche un maggiore spreco”, ha spiegato Falasconi.

Porto crocieristico di Fiumicino, Scilipoti: «Contrari e assolutamente preoccupati»

Ospite in collegamento Francesco Baldini, redazione “Civonline

«Siamo assolutamente contrari e preoccupati». A smuovere le acque, all’indomani della commissione Giubileo che è tornata ad accendere i riflettori sul progetto, è stato il presidente della Compagnia portuale di Civitavecchia Patrizio Scilipoti, bocciando nettamente l’iniziativa imprenditoriale di Royal Caribbean per la realizzazione di un porto crocieristico a Fiumicino.

Una contrarietà sotto tutti i punti di vista: a livello politico, ambientale ed economico. In sostanza non ci sarebbe neanche un motivo per dover portare avanti il progetto.

«Parliamoci chiaro – ha detto Scilipoti – Fiumicino vive già di aeroporto: realizzare quello che sarebbe il primo porto privato in Italia sarebbe il primo tassello della morte del pubblico.

I porti, quelli normati dalla legge 84/94, sono pubblici e hanno banchine pubbliche, pagate con i soldi delle tasse pagate dai cittadini o quelli dell’Europa. Qui parliamo di uno scalo che conterebbe su fondi esclusivamente privati».

Questo, secondo il presidente dei camalli, significherebbe non poter garantire alcun controllo e non poter intervenire per dirimere eventuali problemi, anche dal punto di vista occupazionale.

C’è poi l’aspetto legato alla concorrenza per Civitavecchia, «che è e deve rimanere il primo porto crocieristico del Mediterraneo, o comunque dell’Italia», con Fiumicino che tra l’altro è uno dei tre scali del network portuale laziale e con la stessa Royal Caribbean all’interno di Rct, la società che gestisce le crociere a Civitavecchia.

«Per il settore, a livello locale, sarebbe deleterio – ha aggiunto Scilipoti – e, se portato avanti, potrebbe rappresentare l’inizio di possibili nuove criticità in una città già alle prese con gravi problemi occupazionali, dove il porto riveste un ruolo importante in termini di risposte».

Insomma, secondo il presidente della Cpc un porto «interamente pubblico e commerciale c’è ed è a Civitavecchia. Se si vuole investire – ha aggiunto – lo si faccia sulle infrastrutture o sul retroporto.

Se Traiano ha scelto Civitavecchia per costruire lo scalo, ci sarà stato un motivo? Ci sono fondali, non c’è bisogno di dragare e oggi possiamo contare su banchine attrezzate e distanze che a Fiumicino non sarebbe possibile garantire». I camalli invitano a mantenere alta la guardia.

«Siamo in contatto con la Regione, e in particolare con Daniele Leodori e Michela Califano, quest’ultima consigliere del territorio di Fiumicino. C’è da evidenziare un aspetto – ha concluso Scilipoti – la mancata presa di posizione del sindaco Gualtieri su questo progetto.

Gualtieri che non è mai venuto a visitare Civitavecchia, porto di Roma, e non ha mai avuto una interlocuzione con l’Adsp». L’invito quindi è a confermare la contrarietà a quello che sarebbe un unicum a livello nazionale e che, se andasse davvero in porto, aprirebbe la strada a scenari non confortanti, a detta del numero uno della Compagnia portuale.

Housing first, Fiadel: «Su via Giusti serve un passo indietro»

Il coordinamento provinciale Roma nord della Fiadel interviene sul caso di via Giusti invitando il Comune a fare un ulteriore passo indietro. Si torna a parlare dell’argomento che sta tenendo banco nelle ultime settimane ovvero la realizzazione di un centro “Housing first” e Stazione di posta nei locali comunali dello stabile.

Si tratta di un progetto che inizialmente prevedeva oltre 40 posti mensa e 11 posti letto per senza fissa dimora e ora ridimensionato dopo le proteste di commercianti e residenti di Corso Marco. Al momento sono previsti un centro servizi, con un punto di primo soccorso, e 8 posti letto per l’emergenza abitativa.

«Riteniamo – spiegano dal sindacato – che l’amministrazione debba fare un passo indietro per tre motivi. Il primo riguarda il fatto che nell’edificio di via Giusti siano collocate associazioni e realtà importanti che, negli anni, hanno trasformato l’area in un punto di riferimento.

Pensiamo ad esempio al Codacons, associazione da sempre impegnata nella difesa dei consumatori. Civitavecchia – tuonano dal coordinamento – sente la necessità che lo sportello rimanga in quella zona centrale che ormai è area di servizi per i cittadini”.

“C’è anche l’Associazione nazionale Polizia di Stato che potremmo definire una realtà di Protezione civile, visto che viene spesso impegnata in manifestazioni e quant’altro, e che necessita di una centralità per un miglior raccordo con le istituzioni.

C’è poi l’università eCampus nata dalla proposta del consigliere metropolitano Antonio Giammusso che ha visto un boom di iscrizioni da parte dei cittadini, al punto che la stessa università ha chiesto un ampliamento dei locali per aumentare l’offerta formativa, offerta di cui la città ha un grande bisogno per andare incontro alle sfide del phase out dal carbone consentendo di formare lavoratori e cittadini”.

Il secondo motivo, invece, riguarda la lontananza «dall’ospedale San Paolo. Se dovesse succedere qualcosa nel punto di primo soccorso come sarebbe possibile garantire tempestività di intervento così lontani dal nosocomio cittadino? Ci vogliono locali più idonei dal punto di vista logistico» e questo ci porta al terzo punto ovvero «la sicurezza della struttura e delle persone – concludono dalla Fiadel -, va identificata una struttura diversa».

Intanto oggi al Pincio è prevista una nuova riunione tra il sindaco Ernesto Tedesco, l’assessore ai Lavori pubblici Daniele Perello, quello ai Servizi sociali Deborah Zacchei, rappresentanti di Confcommercio, commercianti e residenti per fornire osservazioni e spunti per eventuali aggiunge al progetto.

Radioterapia, il Pd: «Sul progetto è sceso un silenzio preoccupante»

«Un preoccupante silenzio è sceso sul progetto della Radioterapia all’ospedale San Paolo di Civitavecchia».

Inizia così una nota del gruppo consiliare del Partito democratico cittadino che riporta l’attenzione sul progetto si cui molto si è parlato negli scorsi mesi e poi più nulla con gli ultimi aggiornamenti arrivati a cavallo tra il vecchio e il nuovo anno (2024) proprio dal Direttore generale della Asl Roma 4 Cristina Matranga nel corso di una intervista sui canali social di Civonline.

Mancherebbe ancora l’ok del Ministero al progetto, tempi lunghi e burocrazia stagnante e a farne le spese sono tutti quei cittadini vittime del “pendolarismo delle cure” in un momento drammatico e provante della loro vita.

“Un progetto – continuano i dem –, ideato dall’allora direttore generale Giuseppe Quintavalle ed approvato dalla precedente amministrazione regionale di centro sinistra guidata dal presidente Zingaretti, che veniva incontro alle esigenze dei pazienti oncologici costretti ad un intollerabile pendolarismo verso le strutture sanitarie romane con conseguenti disagi sia fisici che psicologici”.
“A tutt’oggi, nonostante l’impegno dell’attuale direzione della Asl, nulla è dato sapere della sorte di quel progetto e dei relativi finanziamenti finiti nelle morte gore del ministero dell’economia e finanza del governo di centro-destra che sta distruggendo il sistema sanitario italiano”.
“Nulla importa delle sofferenze e delle speranze dei tanti pazienti che attendono di poter essere assistiti e per i quali ogni giorno in più costituisce un peggioramento della loro qualità di vita a chi preferisce risparmiare piuttosto che investire nella salute dei cittadini.
Per tali motivi – concludono dal gruppo consiliare dem – il PD chiederà ai propri rappresentanti in parlamento di presentare una interrogazione al fine di sollecitare una rapida approvazione del progetto della radioterapia dell’ospedale di Civitavecchia facendo presente che i tempi della salute non possono essere quelli della burocrazia”.

“Sbarbatelle a Roma”: l’evento dedicato alle giovani donne produttrici e ai loro vini

Ospite in collegamento Rebecca Valent, enologa e co-titolare dell’azienda “Borgo Stajnbech”

Associazione Italiana Sommelier, in collaborazione con AIS Piemonte, domenica 18 febbraio 2024 presenterà presso l’A.Roma lifestyle Hotel a partire dalle
ore 15 fino alle ore 20 Sbarbatelle a Roma, il primo evento che unisce “Youth. Wine. Passion.” dedicato alle giovani produttrici italiane e ai loro vini.

Sbarbatelle rappresenterà qualcosa di più rispetto a un evento di degustazione. È un vero e proprio movimento declinato al femminile. Paolo Poncino, responsabile di AIS
AsP, ne è l’ideatore: “Arrivare a Roma partendo dalla piccola AsP è, per me e le Sbarbatelle, un onore e una spinta a valorizzare sempre più il movimento che ormai brilla di luce propria”.

Tutto iniziò nel lontano 2017 quando giovani produttrici under 35, provenienti da diverse parti d’Italia, vennero invitate a raccontare la loro storia attraverso le loro
etichette in degustazione, scelte insieme ai sommelier. Fu un’occasione straordinaria per affermare ancora una volta come il vino è dinamica narrazione della terra e sapiente intuito di chi la lavora.

Il resto venne compiuto negli anni dalla forza delle
giovani produttrici, capaci di credere nel proprio sogno, nel duro lavoro e di trasmettere quell’energia vitale, nutrita di passione, competenza, studio che affondava le proprie radici nel passato e guardava con fierezza al futuro, pur passando spesso attraverso scelte produttive sfidanti.

Sbarbatelle a Roma è dunque il racconto in un bicchiere di coloro che vignaiole, imprenditrici vinicole, lo sono per nascita o lo sono diventate partendo da zero, riuscendo a mutuare in ingegnose operosità il saper fare di tradizione in insospettabili innovazioni, relazioni umane e professionali in proficue sinergie e collaborazioni, la propria indipendenza in un sostegno collettivo, il proprio gusto in un’esperienza sensoriale condivisa.

Un’idea, un movimento che si avvia presto a divenire un’associazione dai concetti ben delineati: “Youth. Wine. Passion”.

“Per noi di AIS Lazio ospitare a Roma le Sbarbatelle è un’opportunità per dare un giusto risalto all’importantissimo ruolo che le donne svolgono nei vigneti, dalla gestione delle vigne alla vinificazione – dichiara il presidente Francesco Guercilena – In questo campo le donne apportano dedizione e passione non comune, aspetti che
qualificano il loro lavoro e le loro produzioni. Mi auguro che questo movimento possa crescere sempre più e possa essere d’ispirazione per le future generazioni”.

 

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